‘Salvare’ i contributi previdenziali non pagati, come ad esempio quelli “figurativi”, e fare in modo che chi vuole andare in pensione possa regolarizzarne il pagamento: a prevedere il riscatto è un emendamento al decreto legge fiscale sul quale vi sarebbe la convergenza di maggioranza e governo e che il 26 novembre dovrebbe essere votato in commissione Finanze a Palazzo Madama.
La modifica utile
L’emendamento prevede che la misura non “pregiudichi la possibilità per il soggetto interessato di procedere al versamento presso i competenti enti previdenziali delle somme necessarie per l’integrale adempimento degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti”.
Nello specifico, la modifica è all’articolo 4 del provvedimento: prevede, quindi, il saldo e lo stralcio per le cartelle di importo inferiore a mille euro ricevute dal 2000 al 2010.
Di cosa stiamo parlando
Ma cosa sono i contributi figurativi? Si tratta di somme previdenziali “fittizie”, che coincidono con periodi durante i quali il lavoratore non ha prestato servizio, come la malattia, la maternità,
la disoccupazione, la cassa integrazione, l’invalidità ed il servizio di leva obbligatoria.
I contributi figurativi si maturano nei periodi in cui il lavoratore non può svolgere l’ordinaria attività lavorativa, per cui il datore di lavoro non è tenuto a versare i contributi.
Il loro pagamento è necessario a garantire comunque ai lavoratori la copertura assicurativa e il diritto alla pensione.
Somme non proibitive
Le somme, che ora si vuole permettere di sanare senza far scattare eventuali “tagliole” dovute alla prescrizione, non risultano in genere particolarmente onerose.
Il lavoratore, comunque, dovrebbe mantener la facoltà di “spalmare” (in cambio di interessi minimi) i pagamenti sui primi anni (in genere fra i tre e i sei) della pensione che andrà a percepire, attraverso una sottrazione da attuare sull’assegno di quiescenza.