Anche la politica italiana si occupa delle proteste ad oltranza condotte in Francia, da dieci giorni consecutivi, contro il Governo che per superare i favoritismi di alcune categorie vorrebbe introdurre un nuovo sistema uniforme e a “punti”. In pratica, anche se i 62 anni per andare in pensione non si toccano, l’esecutivo transalpino vorrebbe fissare – per il 2027 – l’entrata in vigore di “un’età di equilibrio” a 64 anni, il minimo per ottenere la pensione a tasso pieno: largo, quindi, ad un sistema di bonus-malus in cui si può andare via a 62 ma senza tasso pieno, si può restare fino a 67 accumulando ancora di più, con 64 che diventa “l’età pivot”, il perno del sistema.
Il divario rispetto all’Italia, in ogni caso, dove si lascia a 67 anni o con almeno 41 anni e 10 mesi (12 mesi in più gli uomini), e le uscite anticipate sono limitate e sempre con un onere da pagare non indifferente, rimarrebbe alto. E più di qualcuno lo fa notare.
“Facciamo come in Francia. La legge Fornero va abolita e va garantito anche a italiane e italiani il diritto di poter andare in pensione entro i 62 anni senza penalizzazioni”, ha tuonato Maurizio Acerbo di Prc.
“In Francia – continua – si va in pensione a 62 anni e il governo vuole alzare l’età a 64. I sindacati chiedono di abbassarla a 60 e di mantenere sistema retributivo”
Ancora Acerbo: “la lotta francese dimostra che ai lavoratori italiani sono state raccontate un sacco di balle. Non sta scritto da nessuna parte che non si possa dire no a pseudo-riforme sbagliate. E invece di indirizzare la propria rabbia verso immigrati, bisogna mobilitarsi per difendere i propri diritti”.
Acerbo ricorda che “a partire dal 5 dicembre Rifondazione Comunista” ha lanciato una “campagna sociale distribuendo un milione di volantini in tutta Italia. Tra i punti che proponiamo l’abolizione di legge Fornero e Jobs Act sono al primo posto”.
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