Devo essere sincero, anche se sono quasi loro collega, cioè vicino alla pensione, credo che ci vorrebbe più coraggio-verità sulla situazione dei pensionati italiani.
Fatte salve, ovviamente, le situazioni di disagio, perché la dignità va garantita a tutti, resta una operazione verità, dicevo, da compiere.
Operazione verità che va chiarita dividendo assistenza da previdenza.
Riguarda il rischio che alla recente manifestazione nazionale di protesta per il misero aumento previsto dal governo se ne opponga subito un’altra, ben più rumorosa, con protagonisti i nostri giovani, i quali chissà se andranno mai in pensione, e ad oltre i 70 anni, con un assegno non certo ricco, soprattutto per coloro che non riusciranno a farsi una integrativa.
Ecco, mi piacerebbe sentire parole di solidarietà da coloro che sono andati in pensione con pochi anni e con la retributiva, cioè con un calcolo pensionistico ben più favorevole di coloro che vanno e andranno con la contributiva.
È ovvio, la responsabilità non è di chi va o è andato in pensione, ma delle leggi sbagliate, e dei politici che, per convenienza elettorale, hanno inseguito ed inseguono ancora oggi il facile consenso.
Resta che questo facile consenso poi viene scaricato su chi non scende in piazza, su chi, ancora, non protesta, ma che andrà in pensione, se ci andrà, oltre i 70 anni con un misero assegno.
Un po’ si senso di solidarietà, dunque, anche se sappiamo che, nelle famiglie, sono tanti i nonni e genitori che stanno dando una mano ai figli e nipoti, cioè il welfare famigliare.
Perché i sindacati non si fanno promotori di azioni concrete di solidarietà generazionale?
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