Uno dei temi più caldi per il governo M5S-Lega è quello delle pensioni. Il problema di fondo, però, è sempre lo stesso: sì alla riforma della legge Fornero, ma come si finanzia la quota 100 senza mandare in crisi il bilancio dello Stato?
Secondo quanto segnala Il Sole 24 Ore, con il taglio degli assegni sopra i 4mila euro e un ricalcolo con sistema contributivo si arriva a quasi 600 milioni di euro di risparmi. Si tratta, però, di una stima completamente al di sotto della cifra stimata per quota 100 che si aggira sui 10-15 miliardi di euro all’anno.
E allora torna in auge il contributo di solidarietà che potrebbe toccare le pensioni da 2mila euro lordi in su. Un sistema che dovrebbe restare per 3 anni con progressività e proporzionalità: il prelievo, secondo le ultime stime partirebbe da 5-7 euro al mese.
La coperta, però, anche in questo caso rischia di essere corta. L’esecutivo Conte è al lavoro per cercare di garantire le giuste coperture all’iniziativa.
Attualmente, però, come si va in pensione? Quanti anni di contributi servono?
Con le attuali regole per la pensione di vecchiaia sono richiesti 66 anni e 7 mesi di età (più 20 anni di anzianità contributiva) che dal prossimo anno aumenteranno a 67 anni a causa dell’adeguamento con l’aumento delle aspettative di vita rilevato dall’Istat.
Per la pensione anticipata, invece, non viene indicata alcuna età anagrafica poiché è sufficiente aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Anche il requisito contributivo della pensione anticipata subirà una variazione dal 1° gennaio 2019 quando per smettere di lavorare bisognerà aver maturato 43 anni e 3 mesi (uomini) o 42 anni e 3 mesi (donne).
Il 4 aprile 2018 l’Inps ha pubblicato la circolare n.62 che fissa l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita.
Dal 1° gennaio 2019, quindi, si andrà in pensione più tardi rispetto ad oggi.
L’aumento dell’età pensionabile, però, non sarà per tutti. Ci sono delle categorie di lavoratori, infatti, che potranno accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 7 mesi, purché però abbiano maturato un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni (e non 20).
Si tratta dei lavoratori che per almeno metà della abbiano svolto un’attività considerata usurante, tra cui troviamo gli insegnanti della scuola dell’infanzia, cioè coloro che lavorano nel sistema integrato 0-6.
Non basta, però, avere svolto un lavoro usurante, ma per ottenere la pensione anticipata bisogna avere un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e avere 61 anni e 7 mesi.
Inoltre devono avere almeno sette anni negli ultimi dieci di attività lavorativa, compreso l’anno di maturazione dei requisiti, per le pensioni che hanno decorrenza entro il 31 dicembre 2017 e almeno la metà della vita lavorativa per le pensioni con decorrenza dall’1 gennaio 2018 in avanti.
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