Come si sa il 2021 è l’ultimo anno di Quota 100, (62 anni di età e 38 anni di contributi). Tutti coloro che maturano tali requisiti entro il 31 dicembre o che li avevano già maturati in precedenza, devono fare domanda entro e non oltre il 31 ottobre e, in pari data, possono altresì revocarla.
Il MI aveva anticipato i tempi, non recependo le osservazioni dei sindacati che avrebbero voluto tempi più distesi, giustificando l’anticipo delle operazioni di avvio del prossimo anno, in particolare dei trasferimenti, in modo tale che tutti i posti che si rendono vacanti entro la chiusura dell’area SIDI quest’anno possano essere utilizzati per la mobilità 22/23 prima e per le immissioni in ruolo dopo. Come anticipato, da indiscrezione si prevede che le domande di mobilità debbano essere prodotte entro febbraio 2022.
Ma ora con le possibili modifiche che si intendono introdurre dopo la fine di Quota 100, le cose potranno complicarsi e il MI si vedrà costretto a gennaio a riaprire il termine per le domande di pensionamento per coloro che utilizzeranno le nuove regole che saranno introdotte.
Si ragiona, da indiscrezioni emerse in queste ore, di un ritorno graduale alle regole ordinarie per cui è necessario attendere generalmente i 67 anni per andare in pensione: nel 2022 potrebbe entrare in vigore la Quota 102, per ritirarsi dal lavoro con 64 anni di età e 38 di contributi e nel 2023 Quota 104.
Dovrebbe, inoltre, trovare spazio nella Manovra di bilancio anche la proroga dell’Ape sociale, l’indennità di anticipo pensionistico.
Pure se i giochi sono ancora aperti, tuttavia se ci saranno modifiche rispetto al quadro attuale, come pare certo, i termini per i pensionamenti dovranno essere riaperti, con il rischio che questi posti non siano disponibili per trasferimenti e immissioni in ruolo, a meno da prevedere l’anno successivo trasferimenti e immissioni in ruolo differite, come del resto già accaduto nell’anno di prima applicazione di Quota 100 nella Scuola.
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