L’età di accesso al pensionamento non è uguale per tutti: ci sono degli enti, soprattutto nel settore privato, che, anche usufruendo dei cosiddetti fondi interni di “solidarietà”, permettono ai lavoratori (a volte li obbligano) ad accedere alla pensione ben prima delle soglie imposte dalla riforma Fornero, ovvero prima di 66 anni e 7 mesi per la ‘vecchiaia’ o 42-43 anni di contributi per quella di ‘anzianità’ (per l’esattezza 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 e 10 mesi se donne). Quindi, quello in base al quale la pensione di anzianità sarebbe ormai tramontata, è ad oggi solo un luogo comune.
Il dato è confermato da uno studio nazionale sulla previdenza pubblica, redatto dall’Osservatorio sulla gestione dei dipendenti pubblici dell’Inps e pubblicato il 30 maggio: secondo lo studio, ad inizio 2018 erano 2.864.050 le pensioni vigenti nella Gestione (+0,7%) per un importo annuo di 69,3 miliardi (+2,6% rispetto all’inizio del 2017). Inoltre, nel 2017 sono state liquidate 124.464 pensioni a lavoratori del settore pubblico con un aumento dell’8,4% rispetto a quelle liquidate nel 2016.
Il dato che sorprende è soprattutto quello sulla maggioranza delle pensioni erogate ai dipendenti pubblici: ebbene, sono in gran parte di anzianità e anticipate, anche di cinque o più anni rispetto ai “tetti” previsti dalla Legge Fornero. Mentre solo una piccola parte sono di vecchiaia.
Tra le pensioni vigenti (2,86 milioni) gli assegni erogati per vecchiaia sono appena il 13,4% del totale a fronte del 56,8% erogati per pensioni di anzianità e anticipate. Il 7,9% è una pensione di inabilità mentre il 4,5% è un trattamento a superstite da assicurato e il 17,3% a superstite da pensionato.
E lo scorso anno non è stato da meno: oltre il 51% delle pensioni pubbliche liquidate nel 2017 (64.250 assegni su 124.464), infatti, sono state erogate a persone con un’età più bassa di quella di vecchiaia.
L’Inps ha reso pubblico anche l’importo medio mensile per le pensioni liquidate nel 2017: è di 2.069 euro. Mentre quello di tutte le pensioni vigenti dei dipendenti pubblici (quindi anche quelle con decorrenza molto antica) a inizio 2018 è di 1.862 euro, cifre comunque molto superiori alla media dei dipendenti privati.
Con riferimento all’importo complessivo annuo, risulta che il 62,1% è a carico della Cassa dei dipendenti dello Stato, che eroga importi medi mensili pari a 1.959 euro, il 31,2% a carico della Cassa enti locali che presenta importi medi mensili di 1.539 euro e il rimanente 6,7% è erogato dalle altre Casse, con importi che variano da 1.405,48 euro mensili per la C.P.I., la Cassa pensioni insegnanti (scuole parificate ndr) a 4.424,17 euro mensili per la Cassa dei sanitari.
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