Si vive più a lungo e quindi si andrà in pensione più tardi, secondo quanto prevede la legge. Ieri l’Istat ha certificato che nel 2015 la speranza di vita a 65 anni è aumentata di 5 mesi rispetto al 2013.
Sulla base delle norme introdotte dal governo Berlusconi e poi corrette dal governo Monti, significa che quando ci sarà il prossimo aumento automatico delle età pensionabili alla speranza di vita, cioè dal primo gennaio 2019, queste dovranno salire di 5 mesi.
L’età per la pensione di vecchiaia, che oggi è di 66 anni e 7 mesi, arriverà quindi a 67 anni mentre gli anni di contributi necessari per la pensione anticipata, che oggi sono 42 e 10 mesi, saliranno a 43 anni e 3 mesi.
INFOGRAFICA (fonte Il Sole 24 Ore)
La legge prevede che, dopo la rilevazione Istat, il governo disponga l’adeguamento almeno un anno prima che esso entri in vigore, cioè entro il prossimo 31 dicembre.
Lo stabilizzatore automatico della spesa previdenziale è scattato già due volte in passato: nel 2013, quando l’età di pensionamento venne elevata di 3 mesi, e nel 2016, quando è salita di 4 mesi arrivando a 66 anni e 7 mesi per gli uomini (65 anni e 7 mesi per le dipendenti del settore privato).
L’impatto maggiore del futuro adeguamento del 2019 peserà proprio sulle lavoratrici private, che nel 2018 vedranno già un aumento di un anno secco del requisito di pensionamento con il previsto allineamento alla vecchiaia degli uomini a 66 anni e 7 mesi. Per le donne, rispetto al 2010, l’aumento dell’età di vecchiaia è di 7 anni.
INFOGRAFICA (fonte Italia Oggi)
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