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Pensioni, ma che fine hanno fatto le norme per lasciare il lavoro a 62 anni?

Sulla cancellazione degli errori della riforma Fornero, come la mancata flessibilità per lasciare il lavoro e i Quota 96 abbandonati, il tempo è scaduto: ora, servono i fatti.

A sostenerlo è Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, che ricorda come “la UIL insieme a CISL e CGIL” è “impegnata a ricercare, attraverso una vasta mobilitazione, iniziata lo scorso 17 dicembre, una soluzione adeguata: il ministro Poletti si faccia interprete all’interno del Governo dell’improrogabile necessità di aprire subito un confronto con le parti sociali al fine di dare una rapida risposta alle attese di tanti italiani”.   

Il sindacalista Confederale passa in rassegna i vari punti da affrontare per via legislativa. “Comprendiamo la volontà del ministro del Lavoro di studiare soluzioni ai temi previdenziali sospesi tra cui le ricongiunzioni onerose. Il tempo dello studio, però, a nostro avviso è scaduto. Ci sono sul tappeto, infatti, proposte ragionevoli in tema di introduzione della flessibilità a 62 anni, della soluzione a quota 96 della scuola, del completamento della salvaguardia degli esodati e della più efficace definizione dei lavori usuranti”.

 

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Il nodo, ancora una volta, aggiungiamo noi, sono i soldi. Si tratta di provvedimenti, come quelli a favore degli esodati e dei Quota 96 (ormai forse quasi dimezzati), che prevedono un esborso per le casse pubbliche.

Tuttavia, riteniamo che si tratti di un impegno a cui uno Stato che tiene ai suoi cittadini può tranquillamente tenere testa. Soprattutto perché una parte dei provvedimenti, come l’anticipo del pensionamento in presenza di determinati requisiti, alla lunga può rappresentare addirittura un guadagno per le casse dello Stato (per via degli assegni di pensione ridotti, da moltiplicare per l’aspettativa di vita crescente). E allora? Che cosa aspettiamo? Forse che i Quota 96 diventino Quota 102? Sarebbe veramente troppo…

 

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Alessandro Giuliani

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