Gli anni passati sui libri all’università si possono aggiungere quelli lavorativi per avvicinare la pensione e aumentare l’importo. Ne abbiamo già parlato più volte (clicca qui per maggiori approfondimenti): è possibile aumentare il proprio assegno pensionistico vedendosi riconosciuti gli anni di corso legale all’università (non valgono quelli fuori corso) inclusi i dottorati di ricerca, le specializzazioni e le lauree conseguite all’estero con valore legale in Italia. Questo vale, è bene ricordarlo, sono se non sono coperti da contribuzione. Per capirci: chi lavorava e studiava allo stesso tempo non può far valere due volte gli stessi anni ai fini della pensione.
Non c’è solo il riscatto dei propri anni passati all’università per aumentare il proprio assegno. Ci sono anche altre soluzioni. Vediamo quali. Il primo è quello di versare denaro in un fondo pensione. Quale è il vantaggio? Non si investe solo sullo Stato, ma si diversifica il portafoglio e dunque il rischio. I pagamenti possono essere dilazionati oltre i 10 anni ed è possibile possibile riavere i propri soldi in determinati frangenti, ma solo nei casi previsti dalla legge (ad esempio per comprare la prima casa). Attenzione, però. A differenza degli anni di laurea riscattati, questi non avvicinano alla pensione. Il capitale può crescere nel tempo, ma questo dipende dal comparto che si sceglie. Se si investe in uno azionario può crescere molto nel tempo.
Poi c’è un altro metodo ed è quello dell’investimento in azioni: sì, ma attenzione alle commissioni praticate dagli istituti bancari. Non conviene investire il proprio denaro per importi molto piccoli. Non abbiamo vantaggi fiscali, ma si avranno più soldi che si potranno spendere come si vuole e, a differenza di quelli della laurea, si potranno sempre riprendere. Il rischio, come per ogni investimento, è elevato, dunque bisogna fare molta attenzione.
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