La controriforma Fornero è pronta, si tratta ora solo di affinarla: il Governo sta stabilendo gli ultimi dettagli di un dossier previdenziale, da inserire nella manovra di bilancio, che però appare un po’ differente da come era stato prospettato, un po’ semplicisticamente, in campagna elettorale.
Partiamo dall’ultima novità. Anche questa non sarà molto gradita: si tratta dell’aumento dell’aspettativa di vita di cinque mesi per la pensione di vecchiaia, che l’anno prossimo sarebbe dovuto scattare e portare la soglia d’uscita e 67 anni. Ebbene, il Governo sembra orientato a confermare quanto espresso dall’esecutivo Gentiloni. Anche se poi, spiegano, l’età sarà bloccata e non ci saranno nuovi adeguamenti biennali legati ancora all’aspettativa di vita crescente.
Questo perché, probabilmente, dal Quirinale il via libera sulle pensioni continua a non convincere. A qualcosa occorreva rinunciare e così si è pensato di “cedere” al male minore: rispettare l’adeguamento all’aspettativa di vita della pensione di vecchiaia.
Si bloccherà, invece, l’aumento dell’aspettativa di vita nel 2019 per le pensioni anticipate, consentendo di andare a qualsiasi età una volta che si hanno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne).
Per quel che riguarda quota 100 è ormai certa l’introduzione del doppio paletto: almeno 62 anni di età e non meno 38 anni di contributi.
Una novità delle ultime settimane, che ha sostituito il più gettonato 36 anni di contributi + 64 anni di età anagrafica: come già abbiamo osservato sulla Tecnica della Scuola, alla fine si rischia di favorire i 62enni a scapito dei 65enni – 66enni, a cui si chiede addirittura di raggiungere quota 104.
Su quota 100, inoltre, la maggioranza e il Governo fanno quadrato. Parlando a Porta a Porta, il viceministro all’Economia Laura Castelli ha detto che “molte imprese ci chiedono di realizzare quella staffetta generazione che non aveva funzionato con il precedente governo. Quota 100 serve anche a questo. Va fatta perché oggi ci sono persone che hanno diritto di andare in pensione e giovani che devono entrare nel mercato del lavoro”.
Via libera, poi, alla proroga dell’Ape sociale fino al 2021. E anche l’estensione dell’opzione donna, pur aumentando l’età minima per l’accesso di un anno, attraverso il ricalcolo di tutto il proprio montante con il metodo contributivo.
Quest’ultima intenzione è stata confermata dal vicepremier Luigi Di Maio, alla presenza delle Deputate della commissione Lavoro, Maria Pallini e Jessica Costanzo, le rappresentanti del Movimento Opzione Donna che hanno ribadito l’importanza della proroga di questo istituto in legge di Bilancio.
“Le rappresentanti del Movimento – si legge in una nota – erano state già ricevute sul tema dalla Vice Presidente della Camera, Maria Edera Spadoni, che aveva sensibilizzato il Governo e il Parlamento sull’importanza della misura. Il Ministro ha dato mandato ai tecnici del Ministero di mettersi a lavoro su questo dossier” comprendente Opzione donna.
Anche per l’altro vicepremier, Matteo Salvini, “cambiare la Fornero” è irrinunciabile: “E’ la nostra linea, il nostro programma. Se non facciamo questo andiamo a casa”, ha sottolineato una fonte di Governo.
Ma a queste nuove condizioni, quanti lavoratori potranno andare in pensione?
Secondo fonti attendibili, la platea potenziale dei lavoratori interessati all’uscita nel 2019 sarebbe di 418.000 persone (377.000 dei quali con il mix tra età e contributi) ulteriori rispetto a quelle che maturerebbero i requisiti attualmente previsti per il 2019 per una spesa supplementare di poco meno di otto miliardi.
Di questi, secondo Italia Oggi, circa 85mila sarebbero dipendenti in forza alla scuola, di cui 55mila insegnanti.
L’agenzia Ansa ha predisposto una sintesi le misure allo studio del Governo. Ve lo proponiamo
QUOTA 100 si potrà andare in pensione a 62 anni avendo però almeno 38 anni di contributi. Il numero minimo di contributi sarà lo stesso anche a un’età più avanzata, quindi se si esce a 66 anni e 38 anni di contributi lo si farà con quota 104. La quota sarà ancora più alta se si sono maturati più anni di contributi ma non abbastanza per accedere alla pensione anticipata. Si potrà arrivare a 109 se si hanno quasi 67 anni di età e quasi 42 e 10 mesi di contributi.
PENSIONE VECCHIAIA: si andrà a riposo con 67 anni di età e minimo 20 di contributi, così come previsto attualmente per il 2019, ma si studia il blocco dell’aspettativa di vita per gli anni successivi (invece di rivedere l’età ogni due anni collegandolo alla speranza di vita).
PENSIONE ANTICIPATA: l’accesso al pensionamento anticipato indipendentemente dall’età anagrafica sarà possibile anche l’anno prossimo con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) senza ulteriori incrementi della speranza di vita. Si studia però l’abbassamento a 42 anni (41 per le donne) anche se sarà difficile che l’opzione passi.
APE SOCIALE: la misura del precedente Governo per un reddito ponte per gli over 63 in condizione di bisogno (disoccupati con almeno 30 anni di contributi, lavoratori con lavori gravosi, tra i quali figurano anche le operatrici dei nidi e le maestre della scuola d’infanzia, però con almeno 36 anni di contributi) che sarebbe scaduta a fine anno sarà prorogata fino alla fine del 2021.
OPZIONE DONNA: Si lavora all’estensione della cosiddetta “opzione donna” ma il requisito iniziale (oltre alla finestra di un anno e all’aspettativa di vita) dovrebbe aumentare di un anno passando da 57 a 58 anni (59 per le autonome). Di fatto la possibilità di uscire ricalcolando tutti i propri contributi con il metodo contributivo sfiorerà per le lavoratrici dipendenti i 60 anni (58 anni, più un anno di finestra mobile più sette mesi di aumento di aspettativa di vita) avendo almeno 35 anni di contributi.
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