Pensioni, presto 67 anni non basteranno: per donne e giovani assegno mini

L’età per lasciare il lavoro per andare in pensione è destinata crescere vertiginosamente: molto al di sopra dei 67 anni, che potrebbero essere necessari già dal 2019.

A dirlo è stato il presidente dell’Inps Tito Boeri, attraverso un’intervista al Sole 24 Ore pubblicata domenica 16 luglio.

Secondo Boeri, il blocco a 67 anni dal 2021 (quando invece, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe cominciare progressivamente a crescere) comporterebbe “141 miliardi di spesa in più da qui al 2035, quasi interamente destinati a tradursi in aumento del debito pensionistico implicito, dato che l’uscita prima del previsto non verrebbe compensata, se non in minima parte, da riduzioni dell’importo delle pensioni”.

“Da vedere poi come i mercati – continua – accoglierebbero lo smantellamento della riforma del 1996, che abbiamo ‘venduto’ in tutto il mondo come sostenibile perché basata su adeguamenti automatici alla longevità. Senza QE sarebbe legittimo aspettarsi effetti rilevanti sul costo del debito pubblico“.

Il presidente dell’Inps non ha dubbi: nel corso del tempo, l’età pensionabile è destinata crescere, almeno sino a 70 anni. Ma le brutte notizie non sono solo quelle relative all’età: riguardano anche l’assegno di quiescenza, che per le donne, più vulnerabili ai contratti atipici e a lunghi periodi di precarietà, anche nella scuola dove superano l’80% del corpo insegnante, è destinato a diventare sempre più ridotto (come anticipato nei giorni scorsi dalla Tecnica della Scuola).

 

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“Il blocco sull’età senza toccare i coefficienti di trasformazione – sostiene Boeri – mette in squilibrio il sistema. Visto che il flusso attuale vede in uscita pensioni miste, con una quota prevalente di calcolo ancora retributivo, i coefficienti di trasformazione hanno un ruolo marginale nel determinare il livello delle pensioni. In prospettiva, avremo invece un problema di pensioni troppo basse, soprattutto per le donne“.

“Con lo stop sulla speranza di vita, tra l’altro, si bloccherebbe non solo il requisito di vecchiaia ma anche quello che fa salire gli anni contributivi per l’anticipo. Io penso che se accadesse si potrebbero avere circa 200mila pensioni in più all’anno”.

Per il numero dell’Inps, inoltre, “i dati diffusi qualche giorno fa dalla Ragioneria parlano chiaro: da qui al 2040 la spesa per pensioni sale di un punto, al 16,3% del Pil, se si somma la spesa sanitaria e quella per le cure di lungo termine si passa dal 23% di oggi a poco più del 25,5%. E due giorni fa Istat ci ha ricordato che abbiamo 2,5 milioni di giovani con meno di 35 anni in povertà“.

Ne consegue che “in presenza di una concentrazione della povertà tra i giovani, noi andremmo a squilibrare ulteriormente la spesa a favore di chi ha 65 anni o più, gli unici che non hanno vissuto fenomeni di forte impoverimento negli anni della crisi”.

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Alessandro Giuliani

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