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Pensioni, pure l’Inps spinge per andarci prima. Ma con l’assegno più leggero

Anche il presidente dell’Inps auspica provvedimenti per l’uscita anticipata dal lavoro, però ciò necessita della riduzione dell’assegno pensionistico.

Tito Boeri lo ha spiegato il 10 gennaio, nel corso dell’intervista di Maria Latella a Skytg24: “andare in pensione un poco prima con aggiustamenti dell’importo che tengano conto del fatto che si percepirà la pensione più a lungo”.

Una prospettiva di questo genere, si rifarebbe a quel che sta avvenendo nell’ultimo periodo con l’‘Opzione donna’, confermata anche per il 2016, la quale permette oggi sì di lasciare il lavoro anche prima di 60 anni, ma in cambio di decurtazioni non proprio simboliche (anche di un quarto dell’importo).

Come, del resto, è previsto da alcuni disegni di legge in materia, all’esame delle commissioni di competenza, che favorirebbero l’uscita dal lavoro in cambio della decurtazione dell’assegno di quiescenza pari a circa il 3 per cento per ogni anno di riduzione rispetto ai parametri della riforma Fornero.

Il presidente dell’Inps spiega però che la flessibilità “ha dei costi per le casse dello Stato nell’immediato, ma a lungo andare non ha dei costi. E’ qualcosa che non aumenta il debito, è un’operazione in linea con quello che viene richiesto. E tutto questo favorirà l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro”.

Boeri ha quindi commentato le parole del vicepresidente della commissione europea, Valdis Dombrovskis: “lasciano lo spazio per ottenere ancora un po’ di flessibilità”, sempre rispettando la sostenibilità della finanza pubblica.

“E’ possibile averla senza violare le regole europee – ha aggiunto – e allo stesso tempo fare qualcosa di utile per i giovani”, per esempio “chiedere flessibilità per finanziare nell’immediato una maggiora uscita flessibile delle pensioni” sempre secondo criteri di sostenibilità.

Il presidente dell’istituto di previdenza nazionale ha poi detto che è possibile aumentare l’occupazione dei giovani: “la prima cosa è fare scelte di natura pubblica, che riguardano l’ingresso nel mercato del lavoro”. In questa direzione “qualche regola è stata fatta e ha aumentato la stabilizzazione”, ha sottolineato.

“C’è stato un forte incremento fin da subito – ha proseguito riferendosi al Jobs act – mi aspetto che questa tendenza aumenti nei dati di novembre e dicembre. Ci sarà una ulteriore impennata. Poi bisogna aumentare le opportunità di impiego, aumentarne la quantità. Bisogna fare una serie di operazioni come rendere le uscite dal lavoro più flessibili verso la pensione. Altra cosa da fare è che nei periodi in cui uno non lavora, è disoccupato, ci siano i contributi figurativi. E’ un problema di ammortizzatori e contratti”.

 

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Boeri ha anche parlato di previdenza complementare, che nella scuola è rappresentata dai fondi Espero: “credo sia giusto per tutti diversificare il più possibile, se può farlo. In tanti Paesi esistono più pilastri, ma io penso a far funzionare quello pubblico”.

Boeri ha quindi perlato dell’emergenza sociale, che “in Italia sono i poveri“. Ma oltre ai poveri c’è “l’emergenza di chi perde il lavoro e ha più di 55 anni”, ha aggiunto Boeri.

“Poi c’è anche un’emergenza sociale legata alla povertà tra i più giovani”, ha affermato.

Certamente, non non è un’emergenza sociale di quegli esodati, che “sono stati salvaguardati e che prendono pensioni fino a 10mila euro al mese“, ha concluso il presidente dell’Inps.

 

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Alessandro Giuliani

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