Sull’anticipo pensionistico non c’è nulla di definito: di sicuro, non tutti i 62enni potranno andare via anche se hanno raggiunto i 38 anni di contributi. Hanno lasciato il segno le parole di Alberto Brambilla, esperto in materia pensionistica e consigliere della Lega, che il 20 novembre sulle pagine del Corriere della Sera ha risposto agli allarmi sulle coperture espresse del presidente Inps Boeri, intervistato il giorno prima dalla stessa testata.
Ricordiamo che nella scuola i potenziali lavoratori, in prevalenza insegnanti, coinvolti nell’anticipo pensionistico – quota 100 ma anche l’eventuale riduzione della pensione di vecchiaia passata a 42 anni e 3 mesi per le donne e un anno in più per gli uomini – sono almeno 80 mila.
“Al momento non esiste nulla di scritto – ha detto l’esperto di previdenza -, il meccanismo non è definito e c’è solo il fondo da 6,7 miliardi nel primo anno e 7 per i successivi. Dire quanto costa significa buttare un numero a caso. Quota 100 può essere costruita in molti modi. Se viene fatta come abbiamo suggerito i costi sono sostenibili”.
“È chiaro – ha aggiunto Brambilla – che se diciamo ‘tutti a casa’, cioè tutti quelli che hanno almeno 62 anni d’età e 38 di contributi possono andare via senza perdere nulla, arriviamo a un costo tra i 13 e i 15 miliardi di euro. Ma ci sono diversi paletti per limitare la spesa“.
Brambilla ha anche confermato che la novità si approverà con “un normale disegno di legge”, ma si può partire comunque ad aprile (per la scuola sempre però a settembre ndr): “se si procede alla stesura in queste settimane, a gennaio si può approvare”.
Intanto, però, su quota 100, e non solo, si teme il giudizio negativo di Bruxelles. Non sembra scalfire le sue convinzioni, comunque, il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio.
La Commissione europea, ha detto a Radio Anch’io il 20 novembre, “si sta comportando da muro di gomma” ma il Governo va avanti con la manovra per “portare a casa” quota 100 sulle pensioni e il reddito di cittadinanza.
A margine di un incontro con i vertici della Cna, Di Maio ha aggiunto: “spero che la procedura di infrazione non arrivi”. Perché significherebbe “fare una procedura di infrazione ad un Paese che sta permettendo a chi doveva andare in pensione di andarci”.
E di aiutare chi non ha un lavoro a trovarlo con il reddito di cittadinanza e di aumentare le pensioni minime a 780 euro, ha sottolineato.
“Con questo genere di interventi come si fa a fare la procedura di infrazione? Non stiamo dando i soldi agli amici nostri, a qualche lobby che ci ha dato i voti in campagna elettorale: qui stiamo aiutando una fascia debole della società per metterla in sicurezza da un conflitto sociale, una tensione sociale che sta aumentando”, ha concluso il vicepremier.
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