“Viene il dubbio che questa uscita con quota 100 sia solo per l’anno prossimo, perché se poi valesse anche per chi raggiungerà quota 100 negli anni a venire, non ci sarebbe copertura”: i timori sulle modeste coperture future dell’anticipo pensionistico in via di approvazione, a cui sono interessati centinaia di migliaia di insegnanti e unità di personale Ata, sono dell’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero.
Intervenuta ai microfoni di Rai Radio2, nel corso del format “I Lunatici”, la Fornero ha detto che “le cose dette sono molto lontane da quelle, per ora, fatte. Di riforma scritta non ce n’è. C’è solo un annuncio su quota 100 e ci sono delle risorse accantonate, che però non sono accantonate”.
L’ex ministra del Governo Monti, artefice nel 2011 della riforma pensionistica con progressivi innalzamenti dell’età pensionabile, ha aggiunto che “c’è oggi di molto detto, niente di realizzato e una seria possibilità che venga realizzato molto molto poco”.
Nella manovra economica di fine 2018, in realtà, lo stanziamento delle coperture per quota 100 è di carattere triennale: 6,7 miliardi per l’anno prossimo, poi 7 miliardi per il 2020 e anche per il 2021. Ed è proprio questo sostanziale blocco dei finanziamenti negli anni successivi a preoccupare: lo aveva fatto notare, qualche giorno fa, anche il numero uno dell’Inps Tito Boeri.
E alle imprese giovani del commercio, turismo e servizi la manovra non piace, ma guardano con favore alla flat-tax.
I provvedimenti meno graditi sono il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni che vengono bocciati come “inefficaci” per contrastare la crisi economica.
Intanto, l’allungamento dei tempi non piace alla Gilda, perché, spiega Rino di Meglio, leader del sindacato autonomo, “la legge di Bilancio rimanda quota 100 a un decreto legge da varare nel 2019”.
Così, “i tempi di pensionamento sono basati sull’anno scolastico anziché su quello solare”.
La possibilità che, alla fine, l’allungamento dei tempi dell’approvazione della controriforma Fornero possa danneggiare i lavoratori della scuola, costretti a lasciare non prima del settembre 2020, era stata espressa dalla Tecnica della Scuola già diverse settimane fa.
Ora che sta emergendo il problema delle coperture successive al primo anno, quella data diventa ancora più lontana.
“Per scongiurare il rischio che si ripeta il copione andato in scena con la Fornero, che ha costretto moltissimi insegnanti che avevano già presentato domanda di pensionamento a restare in servizio ancora per 5 anni, chiediamo con forza al governo che, in caso di approvazione della riforma, ai docenti venga assicurata la riapertura dei termini di scadenza”.
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