Il pagamento ultra-ritardato della buonuscita degli statali, previsto dalla Legge di Bilancio, rischia di compromettere gli sforzi fatti per mandare tanti lavoratori in pensiona prima del tempo: cittadini, opposizione politica e sindacati hanno già fatto emergere il problema e sono pronti a scatenare un mare di polemiche. Il Governo gialloverde lo sa bene. E per questo motivo starebbero studiando, assieme all’Abi, degli accordi per l’anticipo del Tfs proprio per i dipendenti pubblici.
Ricordiamo che il trattamento di fine servizio, ad oggi, può essere percepito entro 6, 12 o 24 mesi dal pensionamento, a seconda del tipo di uscita e dell’entità della liquidazione.
Per chi esce con quota 100, il rischio è vedersi corrispondere il Tfs, quindi, con almeno cinque anni di ritardo: una enormità.
L’idea del Governo, da concretizzare nel decreto in via di approvazione presso il Consiglio dei ministri della prossima settimana, è che se il lavoratore statale pensionando vorrà, potrà accedere a un prestito (da restituire in 5 anni, con interessi a carico dello Stato) per ottenere subito il Tfs, anziché attendere appunto il raggiungimento dei 67 anni.
Nel frattempo, salgono le quotazioni sulle date delle prime uscite indicate in questi ultimi giorni: per i lavoratori privati si avranno da aprile, con una finestra mobile di tre mesi che sale a sei mesi per gli statali. Nel pubblico le prime uscite con quota 100 si avranno a luglio.
Il decreto prevede una sperimentazione per tre anni dell’uscita anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi (quota 100 appunto). Previsto però il divieto di cumulo fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia (67 anni).
Via libera anche alla possibilità per chi è interamente nel regime contributivo di riscattare in un massimo 60 rate senza interessi, i periodi “per i quali non sussista obbligo contributivo” (come ad esempio i congedi parentali).
Disco verde anche per una ulteriore possibilità di anticipo dell’uscita con la possibilità per i fondi di solidarietà bilaterali (di imprese e sindacati) di finanziare, volontariamente, la contribuzione mancante per arrivare a quota 100, con uno scivolo aggiuntivo fino a 3 anni.
Oltre all’uscita anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi, il decreto ripristinerà anche due misure ‘scadute’ a fine anno, Ape social (prorogato di un altro anno) e Opzione donna (che nella scuola vale solo per maestri della scuola dell’infanzia), oltre a tornare a 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età per le pensioni anticipate.
Alcune indiscrezioni, confermate dall’Ansa, infine, indicano come probabile anche la riforma della governance di Inps e Inail, con il ritorno dei Cda, e il probabile commissariamento dei due istituti fino all’entrata in vigore della nuova normativa di settore.
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