Quota 100 partirà entro marzo 2019. A dirlo all’agenzia Ansa, durante un forum del 5 dicembre, è stato Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
Commentando la celebre foto dal balcone di Palazzo Chigi, il leader grillino ha detto “di essere ancora contento dei risultati di quella sera: quota 100 per superare la Fornero, reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza, che partirà a febbraio. A fine marzo partirà il reddito, con sgravio contributivo pari al reddito e quota 100 che partirà tra febbraio e marzo. Per quello abbiamo gioito e lo farei ancora, quelle misure sono ancora nella legge di bilancio”.
Di Maio ha sottolineato, ancora una volta, che “i tecnici stanno lavorando”, mentre “i politici hanno il dovere di mantenere gli impegni presi con milioni di italiani”.
Il riferimento del vicepremier è alla notte del 27 settembre scorso, quando al termine di un lungo consiglio dei ministri, Lega e M5s raggiunsero un accordo sulla nota d’aggiornamento al Def e di portare il deficit al 2,4% per i prossimi anni.
Dopo la riunione, alcuni ministri grillini, tra cui lo stesso Luigi Di Maio, si affacciarono dal balcone del palazzo per festeggiare.
Per la scuola, tuttavia, rimane da capire se i tempi di attuazione di quota 100 possono essere compatibili con quelli della formazione degli organici, considerato che a marzo i pensionamenti devono essere già definiti.
Inoltre, resta anche da capire l’entità della riduzione dell’assegno: l’altro vicepremier, Matteo Salvini, non vuole sentire parlare di tagli, ma ha lui stesso ha detto che ““se uno va in pensione l’anno prossimo a 62 anni, andando 4 anni prima rispetto a quello che la gentile Fornero prevedeva, evidentemente non porta a casa i contribuiti dei quattro anni che non ha versato”.
La linea di Di Maio è stata confermata anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti: ospite di ’24Mattino’ su Radio 24, ha detto che “ci sono due questioni aperte con le associazioni che hanno manifestato a Torino: la prima è legata alle infrastrutture, la seconda all’Europa; la terza è quella legata a pensioni e reddito di cittadinanza, cose che io non metto in discussione perché facevano parte delle promesse. Che piaccia o no è giusto rispettare il mandato elettorale e portarle avanti”.
Intanto, dal rendiconto sociale dell’Inps, viene registrata la crescita sostenuta per le pensioni di anzianità rispetto a quelle di vecchiaia per le donne tra il 2012 e il 2017: nel periodo – anche grazie all’aumento rapido dell’età di vecchiaia per le donne (l’ultimo scalino che l’ha equiparate agli uomini si è avuto nel 2018) – sono state infatti liquidate 1.076.675 pensioni anticipate (417.314 alle donne e 659.361 agli uomini) con un rapporto donne/uomini passato dallo 0,41 iniziale a 0,57 alla fine del periodo.
Nel 2012, in favore delle lavoratrici dipendenti sono state liquidate 2,69 pensioni di vecchiaia per ogni pensione di anzianità/anticipata; nel 2017 le pensioni anticipate hanno superato quelle di vecchiaia e il rapporto è sceso a 0,88.
“Dalle tendenze analizzate – si legge nel rendiconto Inps – emerge una forte riduzione delle pensioni di vecchiaia liquidate in favore delle donne, riconducibile all’innalzamento dell’età pensionabile, alla loro debolezza nel mercato del lavoro, alla gravosità del lavoro di cura, elementi che determinano tutt’ora una condizione di svantaggio della donna nell’ambito lavorativo”.
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