Le pensioni, un tema tanto caro agli italiani. E non si parla d’altro in questi giorni: la famosa quota 100, la somma degli anni anagrafici con quelli dei contributi incamerati, prevista dal Contratto di Governo M5S-Lega, attraverso la quale lasciare il lavoro non più a 67 anni.
Secondo l’Osservatorio Cpi guidato da Carlo Cottarelli questa riforma previdenziale costerebbe 8,1 miliardi, per i quali non si è finora precisata alcun tipo di copertura.
I costi, addirittura, potrebbero essere infatti anche superiori al previsto, dato la spesa pensionistica potrebbe crescere rispetto ai livelli attuali.
Negli ultimi anni la spesa pensionistica si è ridotta grazie alla riforma Fornero ma a brevissimo termine, già dal 2020, tornerà ad aumentare, toccando il suo picco nel 2042.
“A partire dal 2030 il rapporto tra spesa e prodotto interno lordo cresce con maggiore intensità fino a raggiungere il 16,2% nel triennio 2042-2044 – si legge nel Def –. Successivamente il rapporto scende rapidamente, portandosi al 15,6% nel 2050 e al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo”.
La fase di crescita, spiegano i tecnici del ministero dell’Economia, è essenzialmente dovuta all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica e “solo in parte compensato” dall’innalzamento dei requisiti per il pensionamento.
Come già segnalato da La Tecnica della Scuola, se con le norme attuali la spesa pensionistica è destinata a crescere, cosa accadrà se dovessimo assistere ad un’ondata di pensionamenti anticipati, dal momento che verrebbe introdotta quota 100 per la pensione di anzianità? Il dubbio che possa non essere aperta a tutti, oppure prevedere delle penalizzazioni sull’assegno di quiescenza, diventa sempre più consistente.
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