Tito Boeri, ex presidente Inps
Il tema delle pensioni è uno dei più caldi del momento. Fa discutere, soprattutto, la proposta del M5S-Lega della cosiddetta quota 100. Con questo meccanismo verrebbe data la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni dei contributi è almeno pari a 100.
Uscite importanti, con le quali si potrebbe creare lo spazio per sostanziose immissioni in ruolo nell’immediato futuro.
fonte Italia Oggi
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, però, lancia l’allarme. Per andare in pensione con quota 100 tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età, si avrebbe “un costo immediato di 15 miliardi all’anno” per salire poi a regime a 20 miliardi. Il debito implicito sarebbe di 120 miliardi di euro.
Sul contratto di governo – ha spiegato Boeri – c’è una cifra diversa, 5 miliardi. Per arrivare a questa cifra ci sarebbe bisogno di inserire finestre che impongano un ritardo di 15 mesi”.
Di fatto quindi con questa quota superiore a 101 si potrebbero “ridurre i costi a 7 miliardi per il primo anno e a 13 miliardi a regime”. Si potrebbe poi, ha spiegato Boeri, “inserire una previsione secondo la quale potrebbero non essere considerati per il calcolo degli anni dei contributi quelli figurativi o i riscatti”.
“Bisognerebbe essere – ha detto – molto espliciti, avere l’onestà intellettuale di dire cosa vogliono fare e che cosa c’è e cosa non c’è esattamente in quota 100″.
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