Il Governo apre quota 100, seppure con il doppio paletto 62 anni di età e 38 di contributi minimi, ma l’Inps rimane ferma sulla sua strenua posizione di respingimento della manovra anti-Fornero: a ribadire il concetto è stato ancora una volta il presidente dell’Inps Tito Boeri.
Parlando l’11 ottobre a margine di una audizione alla Commissione Lavoro della Camera, il numero uno dell’istituto di previdenza ha detto che la quota 100 con almeno 62 anni di età e 38 di contributi insieme al mancato adeguamento alla speranza di vita dei contributi per la pensione anticipata (che resterebbero fissati anche nel 2019 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne) sostenute dal Governo “sono operazioni molto costose” che per essere coperte necessitano di “8,5 miliardi il primo anno per arrivare nel giro di tre anni a 16 miliardi”.
Poco prima, in audizione, Boeri aveva detto che la doppia novità porterebbe ad un “incremento del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future: nell’ordine di 100 miliardi di debito pensionistico, destinato a gravare sulle generazioni future e, già nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di Pil della spesa pensionistica”.
Il presidente dell’Inps ha aggiunto che questo genere di modifiche alla legge Fornero sarebbero pure discriminanti. Perchè, ha detto, “sono a vantaggio degli uomini, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico” mentre saranno “penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati e dall’aver dovuto subire sin qui, con l’opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo più gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione”.
La platea per quota 100 riguarda per il 90% uomini che potrebbero accedere senza alcuna decurtazione. Mentre la riapertura di “Opzione donna” è “in stridente contrasto” con le altre ipotesi.
Secondo Boeri, con queste soluzioni pesanti saranno i “sacrifici imposti anche ai giovani, su cui pesa in prospettiva anche il forte aumento del debito pensionistico. Non possiamo esimerci dal lanciare un campanello d’allarme riguardo alla scelta di incoraggiare più di 400.000 pensionamenti aggiuntivi (di cui 85 mila solo della scuola, ndr) proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi”.
“È un’operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno ad uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro”.
Il numero uno dell’Inps ha quindi parlato del risparmio che potrebbe arrivare dal disegno di legge sulle pensioni d’oro, considerato irrisorio: “sarebbe inferiore a 150 milioni e riguarderebbe una platea di circa 30.000 persone”.
Dopo il vicepremier Matteo Salvini, a difendere i provvedimenti in via di approvazione del Governo sono stavolta i deputati M5S delle commissioni Lavoro e Bilancio, secondo i quali “Boeri deve rassegnarsi: l’indirizzo politico del governo lo decidono i cittadini, non un organismo tecnico come quello che presiede. Quota 100 verrà introdotta”.
Secondo i parlamentari grillini, quota 100 ci sarà “perché è una misura di giustizia sociale che darà una boccata d’ossigeno al mondo del lavoro e alla produttività, consentendo alle imprese di assumere giovani lavoratori in sostituzione di coloro che accedono alla pensione. Tra l’altro, su questo, avrà una funzione positiva anche il dl dignità, che ha previsto sgravi contributivi a favore delle imprese che assumono stabilmente under 35″.
Poi aggiungono: quella del presidente dell’Inps “è un’analisi che non ci ha mai convinto, perché parte dal presupposto che il rapporto spesa pensionistica/Pil possa solo salire. La verità è che stimolando il Pil, come faremo a differenza dei governi precedenti, la spesa pensionistica italiana sarà in futuro pienamente sostenibile”.
“Oggi, infatti, abbiamo oltre 6 milioni di persone disoccupate o inattive che vanno riportate al lavoro. Aumentando il tasso di occupazione aumenteranno anche i contributi versati alle casse dell’Inps, garantendo pensioni future più elevate e margini di spesa già oggi per mandare in pensione qualche anno prima chi ha già lavorato per 38 anni”, concludono i deputati del M5S.
In difesa del presidente dell’Inps si schiara l’economista Carlo Cottarelli, ex responsabile governativo della spending review, parlando a margine di una lectio magistralis all’Università Bicocca di Milano.
Rispondendo a una domanda sullo scontro fra Boeri e Salvini, l’esperto di Bce ha detto che “nel suo ruolo, Boeri deve dire quello che pensa, sennò non fa più il suo ruolo”.
“Ci sono diversi punti di vista – ha aggiunto – ma, visto l’aumento dello spread, credo che sia giusto preoccuparsi di ciò che può succedere ai conti pubblici”.
Mettere mano alla riforma Fornero, ha concluso Cottarelli, “fa aumentare la spesa. Se si vuol fare, e penso che sarà fatta, bisognerebbe trovare un finanziamento, non andrebbe finanziata in deficit, sennò non tiene”.
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