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Pensioni, Quota 100 non spaventa Di Maio: chi ha lavorato una vita deve lasciare il lavoro

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Continua la polemica a distanza tra Inps e Governo sull’adozione di Quota 100, per permettere ad un nutrito numero di lavoratori di accedere alla pensione alcuni anni prima delle soglie spostate sempre più in avanti dalla riforma Monti-Fornero e dalla norma che lega l’accesso all’aspettativa di vita media in Italia: all’ennesima sferzata del presidente dell’istituto nazionale di previdenza, Tito Boeri – secondo il quale se dovessero andare in porto i progetti del Governo sulle pensioni, a cominciare dalla Quota 100, “avremmo un milione in più di pensionati, ma meno lavoratori, e questo renderebbe ancora più pensate il fardello che grava su chi oggi lavora” – arriva a stretto giro di posta la replica dell’on Luigi Di Maio.

Il vicepremier: nella Pa va favorito il ricambio generazionale

Il vicepremier e ministro del Lavoro, che indirettamente sembra rispondere anche all’altolà della Bce sullo stesso argomento, dice con fermezza: “C’è un tema sulla ‘quota 100’, mi pare che l’abbia detto anche ieri il presidente dell’Inps” Tito Boeri, ovvero che “ci ritroveremo diverse centinaia di migliaia di pensionati che si approssimano al milione: questo non è un tema che necessariamente ci deve spaventare, perché soprattutto nella Pubblica amministrazione favorire il ricambio generazionale significa portare nuove competenze per le nuove sfide della Pubblica amministrazione”.

Di Maio: lo facciamo anche per i giovani

Di Maio dice che questa modifica è “nel nostro programma di governo: la dobbiamo fare per permettere ai giovani di entrare sempre più nel mondo del lavoro, per dare la possibilità a chi ha lavorato una vita di andare in pensione”. Ricordiamo che solo nella scuola, sono circa 150mila i dipendenti, tra docenti e personale Ata, che beneficerebbero della Quota 100.

“La partita su questo, come su tante materie economiche non la dobbiamo considerare solo a Legge di Bilancio vigente, o a saldi di finanza pubblica vigenti”, ha tenuto a dire il vicepremier, che chiude ricordando: “quello che è l’atteggiamento dell’Italia ai tavoli europei sull’immigrazione è solo l’antipasto di quello che sarà l’atteggiamento ai tavoli europei sull’economia”.