“Quota 100 avrà successo: si tratta di una misura che non va solo a vantaggio delle imprese, che possono ringiovanire l’organico, ma anche dei lavoratori che aspirano ad andare in pensione senza dover passare per le forche caudine e socialmente crudeli della legge Fornero”. Fa un certo effetto ascoltare queste parole di Cesare Damiano, dirigente del Partito democratico, presidente uscente della commissione Lavoro della Camera ed ex ministro del Lavoro.
Cesare Damiano è uno dei parlamentari che più si sono battuti, senza però raggiungere l’obiettivo, per salvare prima i “quota 96” e anche altre categorie “vittime” della riforma Fornero.
“Non capire questa semplice verità – ha detto il democratico – vuol dire non comprendere le esigenze del mondo reale. Stupisce il fatto che alcuni esponenti del centro-sinistra avversino questa misura dimenticando che le ‘Quote’ le abbiamo inventate noi nel 2007, al tempo del Governo Prodi”.
Damiano, comunque, non lesina critiche all’anticipo pensionistico introdotto dal Governo gialloverde: “Quello che ho fin qui affermato – si domanda – significa che Salvini ha ragione e che Quota 100 è la misura giusta di flessibilità? Ovviamente no. Quota 100 discrimina chi non ha lunghe carriere contributive e, per converso, penalizza le donne, i disoccupati e chi svolge lavori discontinui, stagionali o di cantiere. Non tutti possono raggiungere il traguardo dei 38 anni di contribuzione pur avendo una età elevata”.
Damiano, che è anche un ex sindacalista, invita quindi il Partito democratico a sfidare “il Governo con emendamenti migliorativi dell’Ape sociale: tutti i disoccupati, anche se non hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali, possano andare in pensione con 63 anni di età e 36 di contributi; allarghiamo le 15 categorie attuali dei lavori gravosi includendo gli operai dell’edilizia e gli stagionali (ma di lavoratori della scuola non si parla n.d.r.). Facciamo – conclude l’ex ministro – la nona e ultima salvaguardia degli esodati. Queste dovrebbero essere le richieste minime avanzate dal PD per correggere il Decretone”.
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