Il decreto previdenziale, contenente quota 100, è penalizzante per i dipendenti pubblici. L’accusa è dei sindacati, dopo che hanno preso visione della bozza in via di approvazione, la prossima settimana, presso il Consiglio dei ministri.
Ad alzare la voce è stato Domenico Proietti, segretario confederale Uil, secondo il quale “quota 100 è un’utile soluzione per i lavoratori del Nord e del settore pubblico, ma è meno efficace per quelli del Centro-Sud dove difficilmente si raggiungono i 38 anni di contribuzione ed è del tutto insufficiente per le donne”.
“Il sistema delle finestre mobili – ha aggiunto il sindacalista – è un artificio appositamente istituito per non dover cambiare il titolo alla manovra che, di fatto, diventa quota 100 e 6 mesi per i privati e 101 per il pubblico”, spiega Proietti.
“Settore pubblico che è, inoltre, pesantemente penalizzato anche dal pagamento differito del Tfs una nuova gravissima e insopportabile ingiustizia per i dipendenti del settore, i quali percepiranno la liquidazione anche dopo 7 anni dal pensionamento”.
È bene ricordare, però, che la buonuscita però potrebbe essere corrisposta subito, attraverso un prestito bancario.
“Positivo – ha detto ancora Proietti – è invece lo sganciamento dall’aspettativa di vita per la pensione anticipata dei precoci e la proroga di ape sociale. Ma l’assenza di una quota 41 per tutti è una scelta ingiusta e sbagliata che penalizzerà tanti lavoratori”.
A proposito di “opzione donna”, inoltre secondo il segretario confederale, la proroga sembra incompleta: non è presente, infatti, nessuna specifica inerente la maturazione dei 35 anni di contributi”.
Chi non ha dubbi sulla liceità del provvedimento è il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio: a margine di una visita all’Aquila, il 6 gennaio ha detto che “sui decreti, ne vedete già tanti in giro, dobbiamo sistemare delle ultime cose, ma il cronoprogramma verrà rispettato: i decreti su quota cento e reddito di cittadinanza si faranno nei prossimi giorni”.
“Ci sarà qualche furbetto che riusciremo a trovare perché oggi sia la Guardia di Finanza sia le altre Autorità avranno un particolare sistema di controllo sul reddito di cittadinanza, niente di particolarmente tecnologico. Abbiamo deciso di aprire un focus su coloro che prendono il reddito, però vorrei dire anche una cosa, che le persone in difficoltà in questo Paese, i disoccupati, gli imprenditori caduti in disgrazia, non sono dei furbi, la maggioranza delle persone a cui si rivolge questo strumento sono persone oneste che nonostante stiano in difficoltà continuano a comportarsi onestamente e quelle sono le persone che noi vogliamo aiutare”.
L’opposizione, però, non molla la presa. “Nella bozza di decreto su pensioni e reddito di cittadinanza – dice il deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina – finiscono le favole elettorali di Lega e M5S. Da una parte, la cancellazione della legge Fornero diventa una impervia corsa a ostacoli verso una minimale ‘quota 100’, in vigore soltanto per un triennio, senza Tfr per i dipendenti pubblici, senza inclusione degli esodati e con un pesante inasprimento dei requisiti per ‘opzione donna’. Nessun intervento strutturale”.
“Dall’altro, il cosiddetto reddito di cittadinanza viene legato a una domanda di lavoro inevasa di fatto inesistente, in un quadro liberista dove la disoccupazione si affronta soltanto sul lato dell’offerta senza nessuna attenzione alla crescita”, conclude Fassina.
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