Quota 100 è diventato un caso politico: ad alimentare con frequenza sistematica la diatriba non è un partito, ma Tito Boeri, numero uno dell’Inps, che in ogni occasione attacca il modello di riforma del Governo M5S-Lega.
Stavolta le bordate del presidente dell’Inps sono giunte da Milano, in occasione della decima conferenza mondiale sulle disuguaglianze globali: è da lì che Boeri ha chiesto al governo di “dare le giuste informazioni a tutti gli italiani” sul tema delle pensioni perchè nella legge di bilancio è previsto che la dotazione del fondo per ‘Quota 100’ è “praticamente la stessa – aggiunge – e varia di poche centinaia di milioni, 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi nel 2020 e 2021”.
In pratica, secondo Boeri c’è una palese carenza di “risorse aggiuntive per il 2020 ed il 2021 rispetto al primo anno di applicazione della misura”.
Boeri è un fiume in piena: “Siccome si prevede un monitoraggio e si è parlato più volte di prevedere dei meccanismi di controllo sulla spesa, tipo rubinetti, allora ci viene da chiedere: avete in mente qualcosa di simile, pensando che, se si sfora un certo meccanismo di spesa, si interrompe l’erogazione della prestazione?”.
“Se questo – ha aggiunto – è nell’intenzione del governo, sarebbe opportuno dirlo. Questo avrebbe anche delle implicazioni non secondarie, perché spingerebbe molte persone ad andare in pensione appena possibile, nella paura che poi la misura possa essere successivamente interrotta”.
Il numero uno della previdenza nazionale, si è chiesto anche come sia possibile e cosa “abbia in mente il governo per far fronte al fatto che inevitabilmente il secondo anno la misura costerà molto di più”.
Poi, il presidente Inps ha aggiunto che “il governo si è posto come obiettivo quello di aumentare i pensionati”. Ma, ha concluso, “quando si chiede perché si vogliono aumentare i pensionati, ci viene detto che serve per incrementare il tasso di occupazione dei giovani, ma se questo è l’obiettivo allora bisogna abbassare le tasse sul lavoro e creare occupazione e non capisco cosa c’entrino le pensioni”.
Immediata è giunta la replica del governo con il vicepremier Matteo Salvini che ha chiesto al presidente Inps, senza giri di parole, di “dimettersi” e di “candidarsi con il Pd” visto che è in “perenne campagna elettorale. Ha stufato”.
Salvini ha quindi assicurato che i “fondi ci sono e ci saranno, però fare politica sfruttando una carica pubblica incaricato da altri non mi sembra di buon gusto”.
Poi il leghista aggiunge: Boeri fa il “bastian contrario da anni. Guardiamo i fatti, restituiamo il diritto alla vita, alla pensione e quindi al lavoro ad almeno mezzo milione di italiani”.
A difendere il presidente Inps è invece stato il segretario uscente del Pd Maurizio Martina: quelle di Salvini, ha detto a margine del congresso dello Spi Cgil Lombardia, sono “le solite reazioni arroganti di un ministro che ha lanciato per mesi e mesi la sua propaganda e poi l’ha fatta precipitare in una scelta che rischia di essere profondamente iniqua”.
Martina ha aggiunto che “spendiamo 13 miliardi di euro per una platea ristretta di persone che subiranno un taglio del 30% sulla pensione, mentre una marea di lavoratori resteranno scoperti dalla manovra: questo è profondamente ingiusto e Salvini deve rendersene conto, non può fare finta di nulla” ha concluso Martina.
Il riferimento del dem al maxi taglio, fino al 30%, dell’assegno pensionistico per chi opterà per quota 100, è alle stime fatte pochi giorni fa dall’Ufficio parlamentare di bilancio: una condizione che, se reale, non potrà che amplificare ulteriormente le polemiche.
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