Nell’aula del Senato, il premier Giuseppe Conte non ha dimenticato solo di citare la Scuola. Nel suo lungo discorso sul programma di Governo del 5 giugno, non ha fatto riferimento alcuno anche ad un altro ambito che docenti e Ata vorrebbero fortemente modificato: la riforma Monti-Fornero, in particolare introducendo quella quota 100, tra età e contributi previdenziali versati, su cui aleggia da qualche giorno lo spettro della soglia minima 64 anni. Alimentando e dando vigore, in questo modo, ai noti problemi di coperture per attuare il provvedimento.
Tagli in arrivo per le pensioni d’oro
A dire il vero, un riferimento alle pensioni Conte l’ha fatto. Ma a quelle d’oro e a chi già ce l’ha: “è ora di dire che i cittadini italiani hanno diritto a un salario minimo orario, affinché nessuno venga più sfruttato, che hanno diritto a un reddito di cittadinanza e a un reinserimento al lavoro qualora si ritrovino disoccupati, che hanno diritto a una pensione dignitosa”.
“Le pensioni d’oro – ha continuato – sono un esempio di ingiustificato privilegio che va contrastato. Interverremo sugli assegni superiori ai 5.000 euro netti mensili nella parte non coperta dai contributi versati”.
Non cita mai, invece, la legge Fornero. Come si rileva l’assenza di altri termini, anche questi attesi: niente “pace fiscale”, “Euro”, “Tav”. Però dei riferimenti sono arrivati su fisco all’Europa, come su appalti e opere pubbliche.
Si è soffermato, invece, sull’università e di cervelli in fuga: “Le nostre scuole e università sono in grado di formare eccellenze assolute in tutti i settori, ma non di mantenerli nel nostro Paese”, afferma. Infine, il Sud non viene citato come capitolo a sé, ma solo in riferimento alle autonomie territoriali “del Nord e del Sud”.
Intanto, il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sulle pensioni dice di essere “a disposizione per fare tutte le analisi e le valutazioni del caso”, riferendosi però sempre agli assegni superiori a 5.000 euro netti al mese nella parte non coperta dai contributi versati. L’entità dei risparmi derivanti da un intervento di questo tipo, ha sottolineato Boeri, “dipende dalle soglie e dal modo con cui si fanno i calcoli. Bisogna vedere prima di esprimere un giudizio compiuto”.
Il presidente Inps ha ricordato il documento pubblicato dall’Inps a fine 2015 ‘Non per cassa ma per equità’ in cui però si prendevano come riferimento pensioni oltre i 5.000 euro lordi al mese: “i numeri sono relativamente piccoli. Noi avevamo calcolato in quel documento che si parlava di una platea di circa 200mila persone coinvolte e ritenevamo si potessero ottenere risparmi non irrisori, eravamo appena al di sotto di un miliardo di euro l’anno” ma, appunto, partendo da asticelle diverse.
A chi gli chiedeva infine se sia già in agenda un incontro con il nuovo ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, Boeri ha detto che “non l’ho ancora incontrato, sicuramente avrò molto piacere a farlo”.
Su Quota 100, invece, stavolta Boeri non si esprime: è nota, comunque, la contrarietà da parte del numero uno dell’Inps. Come più volte si è opposta la stessa Elsa Fornero.
Chi invece ha parlato di quota 100 è stata Forza Italia. “Sulla legge Fornero il nuovo Governo attua quanto sostenuto da Forza Italia e da Berlusconi in campagna elettorale. Nessuno può abrogare la Legge Fornero, come sostenevano i partiti che oggi sono forza di Governo, ma si possono correggere le distorsioni che hanno impedito a tanti lavoratori di accedere alla pensione. Questa è la cosiddetta detta quota 100. Se la nostra proposta sarà la proposta del Governo e del nuovo Ministro del Lavoro Di Maio io collaborerò per renderla più vicina alle esigenze dei cittadini e la voterò in aula”, ha fatto sapere Renata Polverini, deputata di Forza Italia.
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