Sono quattro le novità sostanziali che riguardano le uscite pensionistiche: dalla prima data utile per i pensionamenti con Quota 100, al Tfr dei lavoratori pubblici, fino alle soglie di Ape Social e Opzione donna e alle agevolazioni per il riscatto della laurea.
Con Quota 100 rimangono confermate sia Opzione Donna che Ape Social.
L’Opzione donna prevede l’uscita anticipata e la pensione ricalcolata col metodo contributivo per le dipendenti con almeno 58 anni (autonome a 59 anni), con 35 anni di contributi. La finestra mobile è di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. L’assegno avrà un taglio tra il 20 e il 25%
L’Ape Social, invece, è una sorta di pre-pensione assistenziale che ottenibile dai 63 anni.
Possono chiederla disoccupati, chi assiste familiari disabili, persone con invalidità di almeno il 74% e chi svolge lavori gravosi, come operai edili, autisti di gru e di mezzi pesanti, macchinisti, infermiere, badanti, maestre d’asilo, facchini, operai siderurgici e agricoli, marittimi e pescatori.
Per accedere all’anticipo gratuito occorre avere 30 anni di contributi, che diventano 36 per chi è stato impiegato per alcuni anni in lavori gravosi.
Ecco un quadro delle possibili opzioni di uscita flessibile così come segnala Il Sole 24 Ore.
Lavori usuranti: circa 6mila i lavoratori potenziali beneficiari che ogni anno della pensione anticipata per lavoro usurante. Si tratta di persone che hanno svolto una o più delle attività usuranti (come ad esempio le maestre d’asilo). Attenzione, però: l’assegno sarà più basso a causa dei minori contributi versati.
Ape volontario: riguarda i lavoratori privati. Per poter fare domanda non devono mancare più di tre anni e sette mesi all’età della pensione di vecchiaia. Il lavoratore potrà così ricevere un assegno ponte per un massimo di 43 mesi prima della pensione di vecchiaia.
Lavoratori precoci: lavoratori che hanno versato almeno un anno di contributi da lavoro effettivo prima dei 19 anni di età e svolgono attività particolarmente faticose.
Isopensione: L’isopensione è il trattamento a cui accede il lavoratore che sottoscrive un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell’azienda. Dal momento in cui smette di lavorare no alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni.
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