Le adesioni a quota 100 potrebbero rivelarsi maggiori di quanto ci si attendeva. È quanto sta emergendo delle ultime dichiarazioni pubbliche di esponenti del Governo e dei sindacalisti.
Il 5 febbraio lo ha fatto intendere il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno: parlando ai microfoni di ‘Radio1 in viva voce’, ha detto i dati dei dipendenti pubblici che stanno aderendo all’anticipo pensionistico “fino alle 13 di oggi erano 6.650”.
Poi la Bongiorno ha detto: “Ci aspettiamo probabilmente un’adesione maggiore dal comparto scuola, che come è noto è costituito da persone che possono iniziare il pensionamento il primo settembre. Quel tipo di domande quindi arriverà più tardi”, Il personale della scuola, comunque, potrà presentare domanda entro il prossimo 28 febbraio.
La ministra per la PA ha infine tenuto a dire che “Una novità di grande importanza che abbiamo introdotto è che chi andrà in pensione avrà nell’immediatezza un gruzzoletto, una cifra fino a 30mila euro, che potrebbe salire anche a 40mila euro. Questa riforma vuole premiare il settore pubblico”.
Nella stessa giornata, a confermare il probabile esodo dei docenti e Ata è stato Francesco Sinopoli, leader della Flc-Cgil.
Nel ribadire che sabato prossimo, 9 febbraio, i tre sindacati Confederali manifesteranno unitariamente contro la legge di bilancio 2019 “che lascia irrisolte molte criticità, non propone soluzioni incisive per il mondo del lavoro, non parla ai giovani”, Sinopoli si è detto preoccupato per i vuoti di organico che si creeranno con Quota 100 nel mondo della scuola.
“L’attuale sistema di reclutamento, più volte rimaneggiato negli ultimi anni – ha detto Sinopoli – ha prodotto forti disfunzioni e manifestato scarsa efficacia, tanto che a settembre 2018 l’anno scolastico è partito con 32.217 cattedre non assegnate ai ruoli, e con altri 56.564 posti liberi da assegnare a supplenza tra deroghe sul sostegno e organico di fatto”.
“A settembre – continua Sinopoli – se ne aggiungeranno oltre 40.000 che si libereranno per effetto di ‘Quota100’, consegnando l’avvio del prossimo anno scolastico ad un’ulteriore situazione di caos e di mancanza di insegnanti che avrà ripercussioni sulla continuità didattica. Senza contare l’aggravio di lavoro per le segreterie scolastiche”.
Già quest’anno, ricordiamo, le supplenze annuali sottoscritte sono state tra le 150 mila e le 160 mila.
A questo proposito, la Flc Cgil ha proposto di avviare una fase transitoria, istituendo una graduatoria per titoli che ricomprenda, in ordine, il personale già abilitato presente nelle seconde fasce d’istituto (dai docenti della scuola secondaria ai diplomati magistrali ai laureati in Scienze della formazione primaria) e, a seguire, coloro che sono presenti nelle terze fasce d’istituto della scuola secondaria e hanno maturato tre anni di servizio.
I docenti collocati in posizione utile per la nomina, come già da noi scritto, sarebbero assegnati ad una scuola con incarico al 31 agosto e, contemporaneamente, seguirebbero un corso-concorso per l’abilitazione in servizio. Dopo la valutazione positiva del percorso svolto, il contratto sarà trasformato a tempo indeterminato.
La Cisl Scuola ha chiesto invece al ministro di istruire quanto prima i concorsi.
Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, punta ad un percorso accelerato per i precari che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio, “consentendo un loro reclutamento rapido”.
Anche ’Anief ribadisce la necessità di assumere chi ha lavorato almeno tre anni, ma anche di tornare a schiudere le porte delle GaE a tutti gli abilitati, anche perché “nell’ultimo decennio erano state riaperte già due volte”.
In caso contrario, i vuoti di organico sarebbero assicurati. Con l’ulteriore ricorso alle supplenze. La ministra Giulia Bongiorno non si dice preoccupata: “Via via ci saranno le sostituzioni, ecco perché c’è un preavviso di sei mesi, per garantire la continuità istituzionale”. Ma nella scuola il processo di ricambio è più complicato. Anche perché in diverse classi di concorso mancano abilitati e vincitori delle selezioni pubbliche. E forse questo aspetto non è stato valutato a sufficienza.
Intanto, per il 15 febbraio l’Usb, l’Unione sindacale sta organizzando una manifestazione contro la regionalizzazione del comparto: quello stesso giorno è previsto un incontro, probabilmente decisivo, tra il Governo e le Regioni sul tema.
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