Il decreto legge 28 gennaio 2019 n. 4, ha introdotto nuove norme in tema di pensioni che, ovviamente, riguardano anche il personale della Scuola.
A seguito delle disposizioni il Miur, lo scorso 1° febbraio, ha emanato la circolare e le indicazioni operative per la cessazione dal servizio del personale scolastico dal 1° settembre 2019.
Il termine finale per la presentazione delle domanda di cessazione dal servizio per pensionamento anticipato è stato fissato al 28 febbraio 2019.
Chi ha già inoltrato istanza il 12 dicembre, termine previsto per i pensionamenti, non dovrà nuovamente ripresentarla. Il termine ultimo del 28 febbraio è valido per i soggetti che intendono avvalersi della misura introdotta dal governo con il decreto 4/2019.
La domanda di pensione può essere presentata online all’INPS attraverso il servizio dedicato, denominato “Domanda di pensione di anzianità/anticipata Quota 100”.
In alternativa si può fare domanda tramite: contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile.
Così come segnala la Gilda Unams, l’assegno pensionistico di chi aderirà alla pensione quota 100 non subirà riduzioni o penalizzazioni rispetto alle regole di calcolo previste per la pensione di vecchiaia; chi cessa dal servizio percepisce quanto maturato fino a quel momento, l’assegno sarà comunque inferiore rispetto a quello che maturerebbe all’età della pensione di vecchiaia.
Da simulazioni fatte per il personale della scuola risulta che con un anticipo di cinque anni l’assegno sarà minore del 23‐25 per cento rispetto alla pensione che si maturerebbe all’età di 67 anni.
Considerando l’ipotesi di un docente di scuola media (62 anni di età e 38 anni di contributi, classe stipendiale 28) che attualmente percepisce uno stipendio di 1.949 euro netti al mese, l’assegno sarebbe di 1.610‐1.630 euro (tasso di sostituzione 83,1%); se rimanesse in servizio altri cinque anni, non considerando ulteriori aumenti stipendiali ma solo lo scatto alla classe 35, la pensione sarebbe di 1.960‐2.010 euro (tasso di sostituzione 97,1‐99,6% rispetto allo stipendio di 2.018 euro netti al mese).
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