Avranno solo un’ultima chance, quella del prossimo anno, i lavoratori interessati ad andare in pensione con ‘Quota 100’, in modo così da calmierare l’innalzamento 67 anni introdotto dalla riforma Monti-Fornero del 2011: la formula dei 38 anni minimi di contributi previdenziali e di 62 anni di età anagrafica, dopo il 2021 uscirà infatti di scena.
“Questa misura terminerà alla fine del 2021 e non abbiamo alcuna intenzione di confermarla”, ha detto il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta in un’intervista al Corriere della Sera di domenica 6 gennaio.
Sul tipo di accesso pensionistico che gli italiani debbono attendersi a partire dal 2022, rimane confermata la volontà di introdurre delle nuove soglie legate al tipo di professione: in pratica, più la professione è logorante e prima si otterrebbe la possibilità di lasciare il lavoro. In questo modo, ogni lavoro potrebbe avere un’uscita diversificata.
Qualche giorno fa, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha detto che si sta pensando “ad un sistema di coefficienti che tengano conto appunto della gravosità del lavoro. Sarebbe un modo per prevedere un’età di uscita dal lavoro per ogni categoria, in maniera flessibile. Il minatore avrà un indice di gravosità più alto e quindi potrà uscire prima. Certo ci dovrà essere un’età minima, la stabilirà il legislatore”.
Su questo punto, sulla diversa incidenza che ogni tipo di lavoro avrebbe ai fini dell’accesso alla pensione, c’è molto interesse nel mondo della scuola, da dove si chiede da tempo di considerare l’insegnamento particolarmente stressante e quindi più esposto, rispetto ad altri lavori, alla possibilità di incorrere in malattie professionali, soprattutto di carattere psicologico e psichiatrico: un motivo, scientificamente provato, per considerare la docenza tra i lavori che giustifichino l’uscita dal lavoro in anticipo, quindi senza decurtazione all’assegno pensionistico.
Su questo punto, seppure in generale, si è soffermato anche il sottosegretario Baretta, il quale ha tenuto a specificare che il Governo vorrebbe “mettere in campo interventi sostitutivi” dopo il debito confronto “con le parti sociali“.
“Io penso che debbano essere all’insegna della massima flessibilità di scelta del lavoratore. Fissato un minimo di età e di contributi, si deve essere liberi di andare in pensione“, ha sottolineato Baretta.
L’impressione, quindi, è quella di non fermarsi alla ‘Quota 41’ indicata dalla Lega, la quale avrebbe come unico riferimento i contributi previdenziali versati a prescindere dall’età anagrafica: l’intenzione, almeno per l’attuale Esecutivo, sembrerebbe quella di introdurre una ‘Quota 100’ con nuovi parametri, probabilmente con uno o due anni di età in più.
Ovviamente, l’entità dell’assegno di quiescenza dipenderà sempre dal monte complessivo dei contributi versati. Al momento, tuttavia, si tratta solo di indiscrezioni, tutte da verificare nei prossimi mesi.
Ricordiamo, infine, che per chi vuole aderire a ‘Quota 100’ già quest’anno, al fine di lasciare il servizio dal prossimo 1° settembre, non c’è più tempo da perdere: per tutto il personale della scuola, la scadenza per presentare la domanda di accesso al pensionamento anticipato è infatti quella di venerdì 10 gennaio, ad esclusione dei dirigenti scolastici per i quali il contratto fissa in via permanente il termine del 28 febbraio.
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