Su quota 100 rimangono in bilico almeno 40 mila docenti, Ata e dirigenti scolastici. A fronte dei 50 mila che avrebbero dovuto presentare domanda, l’Inps ha infatti comunicato che sono meno di 10 mila quelli che a sei giorni dallo stop delle candidature, hanno inviato on line la loro richiesta.
Diversi hanno deciso che non andranno, probabilmente delusi dalla consistente riduzione dell’assegno pensionistico, anche di alcune centinaia di euro; altri, invece, sceglieranno se farlo proprio all’ultimo momento, quindi a ridosso della scadenza di fine febbraio.
Intanto, sale a 45mila euro l’anticipo del Trattamento di fine rapporto: l’emendamento al “decretone” è stato approvato in commissione Lavoro al Senato e alza la soglia da 30mila a 45mila euro, per i trattamenti che non siano di importo inferiore. La modifica, approvata su proposta della Lega, inoltre, prevede che la quota superiore ai 30mila euro possa essere chiesta anche dai soggetti che abbiano già presentato la domanda di finanziamento.
“Lo avevamo detto e abbiamo mantenuto l’impegno. Sale da 30 fino a 45mila euro l’importo della quota di Tfr che tutti i pensionandi Pa, ‘quotisti’ e non, avranno subito, nel momento in cui lasceranno il servizio”, ha scritto su Twitter la ministra per la P.A., Giulia Bongiorno, commentando l’emendamento.
Nel frattempo, negli altri comparti l’adesione all’opportunità fornita dal Governo, rischia di mettere in crisi gli organici, già ridotti all’osso.
È questo il caso degli uffici giudiziari: per tale motivo, il Governo ha preparato un emendamento sempre al “decretone” che prevede altre assunzioni in deroga, oltre a quelle già previste con la manovra, e che si possano fare, almeno per 1.300 amministrativi, già a partire da metà luglio, nonostante il blocco delle assunzioni nella P.a. fino a novembre previsto sempre con la legge di Bilancio.
Il buco di organico in tre anni, si legge nella relazione, è di circa 20mila posti tra uscite già previste e le nuove con quota 100.
Tra gli altri emendamenti approvati, ve ne è uno che riguarda i futuri percettori del reddito di cittadinanza: per loro, viene fissata una soglia minima di stipendio oltre la quale scatta per loro l’obbligo di accettare un lavoro.
La proposta deve essere di almeno 850 euro al mese, cioè “superiore di almeno il 10%” all’assegno massimo di 780 euro. Una cifra che la Lega vorrebbe aumentare alla Camera. E’ acquisita invece la revoca del bonus per le aziende che assumono e poi licenziano i percettori di reddito entro tre anni.
Proprio di pensioni si parlerà al ministero del Lavoro con i sindacati, nel corso dell’incontro convocato per lunedì 25 febbraio: “andiamo a dire che c’è la necessità di aprire una trattativa per andare a una vera riforma del sistema pensionistico” ed “entreremo nel merito per quello che riguarda quota 100”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a margine della presentazione del libro del segretario generale della Fiom, Francesca Re David, e Lelio Demichelis “Tempi (retro) moderni”.
Ma “non vogliamo parlare solo di pensioni con il governo, ma di molte altre cose”, ha tenuto a dire Landini, spiegando che “con Cisl e Uil stiamo valutando come proseguire la mobilitazione se non ci saranno risposte”. “Stiamo organizzando una riunione delle segreterie unitarie: lunedì che ci vediamo decideremo tempi e modalità”.
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