Il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti
Sarebbero circa 5mila i lavoratori della scuola, quasi tutti insegnanti, che in queste ultime settimane stanno “combattendo”, recandosi in diversi uffici pubblici, per riuscire ad andare in pensione: il problema, come abbiamo già scritto, sono gli anni di contributi non interamente riconosciuti dall’Inps, che ha preso in carico le pratiche, sostituendosi agli Uffici scolastici provinciali, ma con notevoli problemi per la verifica delle stesse.
Parlando Radio24, il 9 luglio, il ministro dell’Istruzione ha ricordato che “esiste il problema legato all’anagrafe contributiva che doveva essere risolto”.
Bussetti ha assicurato che “i numeri si sono assottigliati di molto rispetto a tre settimane fa, ho un aggiornamento ogni tre-quattro giorni dal presidente dell’Inps; si sta assottigliando quel gap che era rilevante”.
Il titolare del ministero dell’Istruzione ha quindi detto che “l’Inps lavora rispetto a regole che non sono le stesse degli uffici scolastici provinciali”.
Si tratta di una problematica importante, da risolvere, visto che le norme sui pensionamenti sono, di fatto, le stesse a livello nazionale. Come mai, cambiando l’ufficio pubblico, cambia anche l’applicazione della normativa vigente?
In attesa di un chiarimento in merito, Bussetti ha aggiunto: “la prima cosa che ho fatto appena arrivato è stata incontrare i vertici dell’Inps e il presidente Boeri che si sono subito attivati. Poi “Quando si avvia l’anno scolastico – ha spiegato ancora il titolare del Miur – la prima operazione è il diritto alla pensione. Alcune scuole sanno che alcuni prof devono andare in pensione ma non hanno avuto risposte e per questo non si libera la cattedra”.
Bussetti ha parlato poi di “tante situazioni quasi paradossali”: tra queste, ha citato un esempio di cui sinora non si avevano notizie: “calcolando l’anno commerciale e non solare – ha spiegato il responsabile del Miur – ci sono 5 giorni meno all’anno lavorativi e per 40 anni di servizio sono 200 giorni: sono le regole del ministero, e quindi i docenti che pensavano di avere gli anni per poter andare in pensione devono fare un anno in più di servizio; alcuni addirittura lo hanno saputo all’ultimo momento”.
Il ministro ha quindi aggiunto: “È un tema non è di oggi ma che c’è da anni, si doveva già prevedere, è un argomento a cui temo tantissimo, si tratta dei diritti fondamentali dei lavoratori”.
“Gli uffici scolastici provinciali hanno lavorato in modo indefesso ma purtroppo – ha concluso Bussetti – sono calcoli che adotta l’Inps e a cui ci dobbiamo adeguare”.
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