Quota 103, come somma fra età anagrafica e contributiva, questa è l’ultima concessione del governo per andare in pensione. Matteo Salvini può dunque ritirarsi in buon ordine con la cancellazione della riforma Fornero che rimane, come tante altre, una promessa inevasa.
A stanare il lupo, Giancarlo Giorgetti: “Non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel lungo periodo con i tassi di natalità attuali”.
A cui risponde Marina Calderone dal Meeting di Cl a Rimini: “Non faremo marcia indietro sugli anticipi pensionistici. Dovremo lavorare per comprendere come inserire altri strumenti e rivederne alcuni, come l’anticipo sociale, che vedo più ampio, e per le donne”.
Dunque, il governo si limiterà a confermare le attuali regole per l’uscita anticipata: non meno di 62 anni e 31 di contributi regolarmente pagati, mentre si ventila pure di accostare alcune categorie di lavori gravosi con trent’anni di contributi.
In ogni caso, si legge nelle agenzie, la sola conferma dell’attuale assetto costerà al governo Meloni un paio di miliardi di euro, tenuto conto dell’inevitabile conferma dell’aumento delle pensioni minime a 600 euro, introdotto una tantum l’anno scorso.
Per cambiare il corso della spesa previdenziale occorrono anni e fra le soluzioni ci sarebbe quella di aumentare l’ingresso di immigrati extracomunitari.
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