Ha fatto scattare la caccia allo “scivolo”, alla possibilità di anticipo, l’innalzamento di altri 5 mesi dell’età pensionabile e per quei requisiti utili alla pensione che sono soggetti ad adeguamento alla speranza di vita, ufficializzato dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n.289 del 12 dicembre) del decreto Mef del 5 dicembre.
Per sapere chi potrà sfuggire alle nuove soglie, in particolare ai 67 anni che scatteranno da gennaio 2019, bisognerà attendere gli esiti degli emendamenti alla manovra, in questo momento ancora al vaglio della commissione Bilancio alla Camera, le cui votazioni sono previsto per il 14 dicembre, predisposti anche sulla base d’accordo preso dalla parte pubblica con Cisl e Uil ma da cui si è sfilata la Cgil.
Praticamente scontato è l’allargamento della platea di chi potrà accedere all’Ape social, l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, con le 15 categorie che diventano 19 perché si accolgono braccianti e operai agricoli, siderurgici di prima e seconda fusione, marittimi e pescatori.
Al via libera delle altre 4 professionalità lavorative, si aggiunge anche quello di un anno di “scivolo” per ogni figlio, entro il limite di due anni: lo sconto si applicherebbe però ad una platea sempre ristretta, perché verrebbe sempre riservato alle lavoratrici donne che hanno i requisiti di accesso all’Ape social.
La norma attuale, invece, prevede una riduzione dei requisiti contributivi di 6 mesi per ogni figlio.
Come preannunciato dalla Tecnica della Scuola da alcuni mesi, lo “sconto” alle donne con figli si applicherebbe comunque a chi è in possesso di 30 anni di anzianità contributiva per le categorie svantaggiate e di 36 per le attività gravose. Una decisione su cui ha pesato un dato: sinora delle domande di accesso all’Ape social, solo il 29% sono state presentate da donne.
Tra gli emendamenti presentati alla Commissione Bilancio della Camera, sempre per recepire nella manovra i contenuti dell’accordo con Cisl e Uil sulle pensioni, c’è anche quello depositato dal governo per estendere l’Ape social agli anni successivi al 2018, “da disciplinare con specifico e successivo intervento legislativo”.
Nella richiesta si chiede di istituire nello stato di previsione del ministero del Lavoro il “Fondo Ape sociale” con dotazione di 17,4 milioni di euro per il 2019, 12,1 milioni per il 2020, 14,4 milioni per il 2021, 6,6 milioni per il 2022, 7,9 milioni per il 2023 e 5 milioni a decorrere dal 2024.
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