Poche settimane fa, ho presentato domanda per “Quota 100” e, avendo letto con attenzione la norma e le circolari esplicative dell’INPS, mi sono reso conto di alcune criticità (chiamiamole così, per essere buoni). Innanzitutto, non si capisce perché sia stato introdotto il “divieto di cumulo” tra pensione e reddito da lavoro.
La pensione è calcolata come qualunque altra pensione di anzianità o vecchiaia, ma è ovviamente più bassa perché si va in pensione con meno anni di contribuzione e con un minore coefficiente di trasformazione (legato all’età).
Ma, evidentemente, questa penalizzazione intrinseca non bastava: si è pensato a disincentivare ulteriormente l’uso di questo strumento con questo divieto che vieta qualunque cumulo di reddito di lavoro escluso il lavora autonomo occasionale fino a 5000 euro/anno.
L’impressione è che si sia voluto dimostrare di voler rispettare le promesse elettorali e, nel contempo, disincentivare l’uso di questo strumento costoso per i conti pubblici.
Un conto andare in pensione, ancora relativamente giovani, e poi essere assunti in un’altra azienda o nella stessa azienda dove si lavorava prima (al posto di un giovane disoccupato).
Questo non sarebbe stato accettabile, ma si non sarebbe bastato vietare solo il lavoro dipendente? Che senso ha vietare il lavoro autonomo ad un pensionato che, magari, ha svolto per decenni la libera professione di avvocato o commercialista o ingegnere (assieme ad un lavoro dipendente)? Che fine faranno i giovani dipendenti di questi studi professionali che col divieto di cumulo del titolare non potranno più lavorare?
Secondo pasticcio: cosa significa “lavoro autonomo occasionale”? Non è chiarissimo: può essere confuso col “contratto di collaborazione occasionale” che è tutt’altro; deve essere professionale a prescindere dalla durata e dall’importo percepito come corrispettivo per la prestazione svolta, ha un carattere del tutto episodico e risulta completamente svincolato dalle esigenze di coordinamento con l’attività del committente. È chiaro che la sporadicità non va d’accordo con la professionalità, ma per “Quota 100” c’è anche il vincolo dei 5000 euro/annui da non superare.
In sostanza, non si è mai sicuri di rispettare la norma, ma la cosa più assurda è che si rischia di perdere tutta la pensione di un anno nel caso in cui si superi, anche per pochi centesimi, il limite dei 5000 euro o viene contestata la tipologia di lavoro svolto (non “autonomo occasionale”).
Ma il pasticcio più grande è l’ultimo che ho scoperto ieri: i compensi per diritto d’autore non sono cumulabili, neanche se percepiti dagli eredi. Questo significa che un artista professionista (attore, musicista, scrittore …) non può usufruire di “Quota 100”, ma significa anche che un dilettante qualunque che ha scritto un libro 20 anni fa, di cui si era anche scordato, mentre sta in pensione con “Quota 100” deve stare attentissimo che nessuno compri neppure una copia della sua opera, altrimenti rischia di perdere la pensione di un anno per aver incassato qualche centesimo dalla vendita!
Marco Sanna