Per trovare la “quadra” sui conti pubblici, da presentare a Bruxelles a fine mese, il Governo italiano potrebbe andare a condurre un prelevamento consistente su pensionati ricchi. L’operazione fu già attuata dall’ultimo Governo di Silvio Berlusconi, che introdusse il prelievo forzoso progressivo sulle pensioni a partire da 90mila euro l’anno. Un taglio del 5% tra 90mila e 149mila euro, 10% sopra i 150mila e 15% per i redditi pensionistici oltre i 200mila euro, che percepiscono circa 600 cittadini. Misura poi confermata dall’esecutivo Mario Monti.
La casta dei pensionati d’oro si vide cancellare il contributo forzoso da una sentenza della Corte costituzionale che bocciò il provvedimento del Governo tecnico ritenendolo discriminatorio dal momento che riguardava solo i redditi dei pensionati e non di tutti i contribuenti.
È stato poi il Governo Letta l’anno scorso a reintrodurre il contributo di solidarietà per le pensioni oltre i 90mila euro l’anno. Lo scorso febbraio poi si è arenata in Parlamento la proposta di legge a firma Giorgia Meloni dopo la bocciatura del tetto di 5mila euro lordi al mese. Solo Fratelli d’Italia e M5s avevano votato a favore. Maggioranza e opposizioni hanno cercato, senza successo, di trovare un’intesa per ricalcolare con il sistema integralmente contributivo le pensioni sopra una determinata soglia, 5mila euro lordi, pari a poco oltre 3.200 euro netti.
Con il Governo di Matteo Renzi già in primavera si ipotizzava un intervento più incisivo sulle pensioni più elevate. Accantonata l’ipotesi, è ritornata in questo fine agosto dopo che il ministro del lavoro Giuliano Poletti in una intervista ha detto di essere favorevole a intervenire sulle pensioni elevate con la finalità di un sostegno agli esodati.
Ma da chi è composta la “casta” delle pensioni d’oro e d’argento? Le statistiche ci dicono che si tratta di un esercito di 188mila persone, con una spesa complessiva annua che sfiora i 16 miliardi di euro sui 270 miliardi totali per le pensioni. Per accedere i questa schiera occorre incassare almeno 4.800 euro lordi al mese (escluso il rateo della tredicesima). Sulla base dei dati Inps, se si restringe il campo ai redditi da pensione oltre i 6.200 euro mensili, il raggruppamento si riduce a poco più di 32mila pensionati (con una spesa totale di 6,8 miliardi di euro l’anno), mentre i privilegiati che ricevono un assegno mensile superiore a 10mila euro sfiorano quota 9mila ex lavoratori e una spesa di circa un miliardo di euro.
Ora, potrebbe arrivare dal loro cospicuo assegno quel paracadute che serve al Governo per migliorare il welfare e presentarsi di fronte alla Commissione Ue con i conti a posti. E, se basteranno, anche per sciogliere qualche nodo. Come quello dei ‘Quota 96’. In tal caso, si potrebbe quasi parlare di un contributo di “solidarietà” tra colleghi in pensione.
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