Gli insegnanti e il personale della scuola non sembrano essere tra i pensieri principali di chi al Governo sta modificando i pesanti effetti della riforma Fornero.
Perché è vero che il Governo sta valutando la possibilità di far lasciare il lavoro a 63 anni (tra l’altro si tratterebbe comunque di un prestito da restituire negli anni), ma si tratta di una possibilità non certo immediata.
Lo ha fatto intendere Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera ed ex ministro del Lavoro, durante un incontro a Parma su lavoro e pensioni tenuto il 2 luglio.
Dalle sue parole, riportate dalla parlamentare Pd Patrizia Maestri, si coglie un certo attendismo sulla possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro per i dipendenti. Compresi quelli della scuola, il cui lavoro usurante continua quindi a non essere considerato tale da chi governa il Paese.
In particolare, sulla flessibilità da attuare sul pensionamento, Damiano ha invitato a “non demonizzare” la “nostra proposta di legge”, per “l’uscita dal lavoro con quattro anni di anticipo, a 63 anni ad alcune condizioni: il governo giustamente deve anzitutto fare i conti con l’Europa e con la sostenibilità di bilancio”.
Ricordiamo che, in base alle ultime informazioni trapelate, ai lavoratori (nati solo tra il 1951 e il 1953) si prospetterebbe un prestito di tre o quattro anno, da restituire con l’assegno pensionistico sul lungo periodo.
“Aspettiamo di capire come realmente si configurerebbe questo prestito pensionistico – ha proseguito l’ex ministro – di cui si parla (la cosiddetta APE) che invito sin d’ora a non demonizzare a priori perché può veramente rappresentare una via d’uscita dal lavoro o dalla povertà per quei tanti italiani che, più di altri, sono stati esposti agli effetti devastanti della crisi e può finalmente consentire l’accesso al lavoro ai quei tanti giovani che oggi, purtroppo, ingrossano le fila della disoccupazione”.
Damiano ha anche parlato delle priorità di modifica dalla riforma Fornero, su cui il Governo starebbe “stringendo”: “C’è un impegno incessante del Pd in Commissione Lavoro – ha detto – nel chiedere al governo, anzitutto, la correzione di tutte quelle vere e proprie ingiustizie che la riforma Fornero ha lasciato sul campo”.
Tra le ‘ingiustizie’ Damiano ha elencato “l’ottava e ultima salvaguardia per risolvere definitivamente il problema esodati, le ricongiunzioni onerose, il fondo per il lavoro usurante e opzione donna. Chiediamo al governo di risolvere subito queste situazioni”.
Non si parla, quindi, più di Quota 96 (a meno che non vengano considerati tra gli “esodati”, anche se si tratta di due cose diverse). Né si dice nulla sugli insegnanti, costretti a rimanere dietro la cattedra sino a 67 anni e con classi di 25-30 alunni.
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