Mancano solo quaranta giorni alla sentenza che presto potrebbe aprire le porte per l’assunzione a titolo definitivo nei ruoli dello Stato dei 140 mila docenti precari della scuola italiana: la Corte di Giustizia Europea ha fissato per il prossimo 27 marzo la decisione sull’abuso di precariato che si attua in Italia nei confronti dei lavoratori che hanno svolto un impiego a tempo determinato, anche non continuativo, per almeno 36 mesi.
È stata quindi reputata pertinente la linea intrapresa prima di tutti dall’Anief, nel 2010, di considerare illegittima l’assunzione reiterata nel tempo su posti vacanti e disponibili fino al 30 giugno o al 31 agosto di ogni anno scolastico. Come del resto già chiaramente indicato nella direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato.
Le ragioni addotte dal giovane sindacato erano state avallate prima dal giudice del tribunale di Napoli, Paolo Coppola, che ha sollevato la questione di pregiudizialità davanti alla Corte di Giustizia europea: di fronte alla richiesta di immissione in ruolo di un’ insegnante precaria con più di tre anni di supplenze, il magistrato ha deciso che la questione andava sottoposta ai colleghi europei. E la Commissione sovranazionale gli ha dato ragione, chiedendo infatti il giudizio del più alto organismo con sede a Lussemburgo: per i giudici europei, infatti, l’art. 10 del D.lgs. n. 368/01, con cui in Italia si è cercato di aggirare la direttiva Ue, determinerebbe un chiaro danno al lavoratore italiano “a vantaggio del datore di lavoro-Stato ed eliminando la possibilità conferita dall’Ordinamento interno di sanzionare l’abusiva reiterazione di contratti a termine”.
Dello stesso parere si è detta la stessa Commissione europea, quando alcune settimane fa è stata sollecitata dalle questioni pregiudiziali sollevate stavolta dalla Corte costituzionale italiana. “Non può ritenersi obiettivamente giustificata ai sensi della clausola 5, punto 1, lett. a) dell’accordo quadro – ha spiegato la Commissione Ue – una legislazione nazionale, quale quella italiana in causa, che, nel settore scolastico, non prevede alcuna misura diretta a reprimere il ricorso abusivo a contratti di lavoro a termine successivi”.
Dopo queste evidenti espressioni favorevoli ai lavoratori precari, ci sono quindi fondate speranze che il 27 marzo si possa definitivamente chiudere la fase di sfruttamento e lesione dei diritti del precariato italiano che va avanti da oltre 40 anni.
“È dal 1970 – ricorda Marcello Pacifico – che l’Italia assume e licenzia in modo sistematico i docenti della scuola pubblica. Per questo motivo, la sentenza di Lussemburgo potrebbe diventare storica. Perché diamo per scontato che, in caso di pronunciamento favorevole, si apriranno le porte al ruolo per 140 mila docenti precari. In caso contrario, infatti, ogni sentenza potrebbe costare allo Stato una multa davvero esosa, anche di 8 milioni di euro”.
È bene tuttavia chiarire che per godere dei benefici di quanto dovesse essere disposto dal giudice europeo occorre aderire al contenzioso prima delle sentenza definitiva di fine marzo. In questo modo, quando il legislatore italiano formulerà la conseguente azione di assunzione a tempo indeterminato, chi avrà già presentato ricorso avrà praticamente le porte del ruolo spalancate. Per ottenere le istruzioni per ricorrere è sufficiente inviare una mail a [email protected].
“Riteniamo – continua Pacifico – che in caso di sentenza positiva della Corte comunitaria, le immissioni in ruolo dei ricorrenti italiani possano ritenersi più che fondate. C’è da dire, tra l’altro, che di recente la Ragioneria generale dello Stato ha ravvisato che il mantenimento di una mole così alta di precari nella scuola comportaun aggravio annuale all’erario di circa 350 milioni di euro. Che senso ha – conclude il sindacalista Anief-Confedir – continuare a mantenere queste persone in stato di precarietà?”.
Ad essere ottimista sul buon esito dell’udienza del 27 marzo è pure l’avvocato Vincenzo Di Michele, che in merito a questa importante vertenza tutela anche gli interessi dell’Anief e dei tanti ricorrenti che gli hanno dato fiducia: “sarà una scampagnata primaverile – sostiene il legale – quella dei difensori dei lavoratori precari scolastici (e non scolastici) a Lussemburgo, per ringraziare la Corte di giustizia, la Corte costituzionale, la Cassazione, il Tribunale di Napoli, la Commissione europea di aver (già) garantito la pienezza della tutela dei diritti fondamentali anche nei confronti di uno Stato occupato da molti uomini rapaci, la cui presenza invasiva nelle strutture portanti delle istituzioni e delle aziende pubbliche dovrebbe essere arrivata – conclude l’avvocato Di Michele – al necessario termine”.