Secondo il sindacato della “Gilda” l’insegnante sarebbe stata umiliata ripetutamente e relegata al ruolo di lavoratrice a “cottimo”, visto che per ben 15 volte è stata assunta il lunedì e licenziata il martedì. A mettere alla fine le cose in chiaro il Tribunale di Treviso che ha riconosciuto alla maestra il suo lavoro di supplente part-time, condannando il Ministero dell’Istruzione a pagarle il dovuto. E siccome, specifica l’articolo apparso sul Messaggero, la docente non è stata risarcita il Tar del Veneto ha ordinato di dare esecuzione alla sentenza, pena l’intervento di un commissario ad acta.
Cose che capitano a scuola e cose della scuola, con l’aggravante, chiarisce il Messaggero, che non le erano stati riconosciuti né l’anzianità derivante dal servizio effettivamente prestato, né la maturazione di 12 punti valevoli per le graduatorie, con le relative ricadute sul piano previdenziale. Dunque a mettere le cose a posto la sentenza che ha imposto, non solo il pagamento del salario, avendo prestato “attività corrispondente a quella di supplente part time”, ma anche “alla regolarizzazione contributiva, oltre al riconoscimento della anzianità di servizio e del punteggio nel detto periodo maturati”.
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