Questi dati vengono fuori dall’indagine condotta da Liberiamo, la piazza digitale fondata dal sociologo Saro Trovato, che ha coinvolto circa 800 mamme italiane tra i 30 e i 60 anni, in una ricerca condotta con il metodo WOA (Web opinion analysis).
Le mamme italiane, secondo questo sondaggio, vorrebbero che nei programmi scolastici fosse dato maggiormente spazio ad approfondimenti legati ad arte (56%) religione (49%), ed ambiente (44%). Le principali problematiche? Emergono soprattutto dal punto di vista formativo (61%) che strutturale (39%) nonostante la pesante denuncia di strutture scolastiche fatiscenti (45%) e della mancanza di strumenti multimediali idonei all’insegnamento (39%).
Sempre secondo il sondaggio pubblicato da Liberiamo, per le mamme la prima materia da rivedere è un italiano “che permetta di saper scrivere correttamente”(45%), quindi troviamo l’informatica (39%), da approfondire più dal punto di vista pratico e meno da quello tecnico e teorico, e la geografia (33%), la quale andrebbe studiata non tanto dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista culturale, politico, ambientale. Per quanto riguarda le lingue straniere, quasi una mamma su 3 (31%) sottolinea la necessità di studiare meno la letteratura e più il linguaggio parlato, mentre il 27% insiste sull’importanza di approfondire in particolare la storia contemporanea, “per comprendere meglio il presente e guardare al futuro”.
Quali altre materie non obbligatorie meriterebbero maggiore spazio? Secondo le mamme i programmi didattici delle scuole italiane dovrebbero prevedere maggiori approfondimenti legati all’arte (56%), (o meglio alle diverse arti figurative, in primis la fotografia ed anche il teatro), alla religione (49%), all’ambiente e all’ecologia (44%), sino ad arrivare al diritto ed all’economia (36%).
Andrebbero invece migliorate, secondo 1 mamma su 2 (53%) le attività extrascolastiche, mentre il 41% sogna per i loro figli di studiare programmi legati maggiormente all’attualità e a ciò che sta avvenendo nel mondo, per comprendere meglio la realtà; una cospicua percentuale (26%) desidera orari di insegnamento più flessibili.
Cosa non funziona, invece, dal punto di vista strutturale? Qui le mamme italiane lamentano soprattutto la presenza di strutture scolastiche fatiscenti (45%), per le quali occorrerebbe un maggior controllo e messa in regola, la mancanza di strumenti multimediali idonei per attuare un programma didattico al passo con i tempi (39%) e l’assenza nella maggior parte dei casi di una biblioteca scolastica ben fornita (33%).
Ed ecco il punto nodale della indagine: di chi sono le principali responsabilità di queste mancanze?
Secondo le mamme italiane sono in primis le istituzioni (32%), sia a livello locale che nazionali, colpevoli di non dare gli strumenti necessari e basilari per avere in Italia un corretto insegnamento. Seguono i professori (29%), ai quali le mamme rimproverano il fatto di concentrarsi prevalentemente sul lato didattico e meno su quello pedagogico educazionale (56%), di non essere adeguatamente preparati (44%) rimanendo troppo ancorati ai classici metodi d’insegnamento (38%), ed infine il concentrarsi più sulla teoria e meno sulla pratica (31%).
E se i prof sono colpevoli, cosa dovrebbero fare gli insegnanti? Secondo le mamme bisognerebbe investire innanzitutto su forme didattiche innovative e multimediali (54%), appassionare allo studio i bambini (49%), coinvolgendoli maggiormente e facendo scoprire il piacere della lettura, da intendere non più come un obbligo, e prevedere all’interno del programma formativo meno libri da studiare (41%), molti dei quali ritenuti troppo pesanti ed ingombranti da trasportare e i cui temi trattati non sempre sono utili dal punto di vista lavorativo. Infine, una mamma italiana su 3 (32%) auspica un maggior confronto con gli insegnanti, nel corso di appositi incontri che non siano i classici colloqui.
Ecco in 10 PUNTI come vorrebbero la scuola
– Edifici scolastici meno fatiscenti e più a norma
– Istituti con all’interno biblioteche e strumenti multimediali al passo con i tempi
– Professori più preparati, innovativi e che sappiano seguire i ragazzi anche dal punto di vista pedagogico e non solo didattico
– Meno libri e più frequenti attività extrascolastiche, non necessariamente legate al classico programma didattico
– Studiare materie e argomenti che abbiano uno stretto legame con l’attualità
– Avere un maggiore confronto con gli insegnanti, non solo durante i colloqui
– Maggiori approfondimenti legati all’arte
– Approfondire l’Informatica più dal punto di vista pratico
– Studiare la Geografia più dal punto di vista culturale e politico
– Concentrarsi meglio sullo studio delle lingue straniere parlate
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