Per garantire agli oltre 800mila insegnanti italiani un «aumento a tre cifre» occorrono 2,2 miliardi, di cui 1,4 ancora da reperire.
Infatti, ricorda Il Sole 24 Ore, con il Ccnl 2016-2018, rinnovato da Valeria Fedeli e scaduto lo scorso dicembre, sono stati garantiti ai docenti aumenti retributivi medi di 96 euro lordi al mese, compresa la cosiddetta perequazione che vale in media 11,50 euro e che è stata riconfermata con la scorsa legge di bilancio grazie al taglio dei fondi per l’alternanza scuola lavoro.
Dunque, scrive il Sole, per assicurare ai circa 800mila insegnanti italiani 100 euro e 11,50 di perequazione, pari a 111,50 euro di incremento medio mensile complessivo, serve recuperare circa 2,2 miliardi di euro. Di questi, 800 milioni sono disponibili, ma abbisognano ancora 1,4 miliardi, impigliati e fluttuati tra clausole di salvaguardia, Iva e flat tax, senza considerare però la faccenda delle penalità e delle infrazioni minacciate da Bruxelles sui nostri conti pubblici.
Allora appare difficile raggiungere questa minima quota di aumenti promessi, mentre l’altra promessa, tanto cara ai 5Stelle in campagna elettorale, di sanare il gap stipendiale con il resto d’Europa, sia per le retribuzioni di partenza che per quelle di arrivo, e nonostante la stessa Commissione Ue avesse ricordato che nel nostro Paese una vera e propria carriera degli insegnanti non esiste, rimane una chimera, un canto solo sirenesco che sarebbe tuttavia il caso di non ricordare mai più.
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