Gli insegnanti non sono abituati per nulla a lavorare in rete che è “il cambiamento per eccellenza a cui sono chiamati in questo momento storico”.
Il buon insegnante, spiega una docente a Vita.it, in questo momento storico, è quello che sa mettersi in discussione ed è in grado di cambiare la sua prospettiva. La 107, a leggerla, fa respirare un’aria di futuro che resta sulla carta. E la chiamata per competenze è meglio di essere valutati per i pezzi di carta. Così la docente intervistata da Vita.it che, in riferimento all’attribuzione del bonus di valorizzazione, dice: “Nella mia scuola tutto è stato fatto all’insegna della trasparenza e della condivisione, ma devo sottolineare che il coinvolgimento degli studenti e delle famiglie resta ancora marginale mentre a mio parer nella valorizzazione del merito il ruolo dell’utenza deve essere fondamentale. Se gli strumenti che usiamo parlano la lingua della burocrazia o, peggio, il “didattichese”, come fanno un genitore o uno studente a dare un contributo, a esprimere un punto di vista?”
Ma non solo, secondo la docente concetti come premialità e merito starebbero “alimentando la deriva dei rapporti tra i colleghi. Bisogna immaginarsi una classe dove fino ad ora, indipendentemente dall’impegno, tutti abbiano preso lo stesso voto, senza differenze. Anni e anni di finanziamenti a pioggia uguali per tutti, divisi in parti rigorosamente uguali, hanno alimentato una visione distorta del concetto di uguaglianza, che, declinato sul docente, non ha motivo di essere: nessun docente insegna come un altro, siamo tutti diversi! Questa diversità va valorizzata, riconosciuta, condivisa nel gruppo, invece che scatenare la “caccia all’untore” ogni volta che qualcuno esce dagli schemi. Il problema resta l’autoreferenzialità, che si alimenta di una visione distorta dell’autonomia didattica.
“La 107 è una legge dello Stato, ma per il cambiamento non basta, soprattutto nella scuola, dove il potere della burocrazia è fortissimo. Ci vuole più coraggio, che tradotto significa “ci vogliono uomini e donne coraggiosi”. Le famiglie si aspettano tanto dalla scuola, da ognuno di noi, perché la scuola ai loro occhi siamo noi. Quando viene manifestata un’esigenza, io docente non rispondo recitando articoli di legge, devo alle famiglie ascolto e risposte. Tutto il concerto mediatico che ha accompagnato le fasi dell’approvazione della legge non ha contribuito a chiarire alle famiglie in quale direzione sta andando la scuola italiana: temo che siano rimasti impressi solo gli slogan”.
E a proposito dei 500 euro per l’aggiornamento , dice la prof: “Libri, tablet, teatro, aggiornamento. Noto il proliferare di offerte di corsi di formazione che, con poche ore di impegno e una spesa pari al bonus, promettono di trasformare il docente in educatore competente. Mi disgusta soprattutto leggere frasi del tipo “corsi BES” e “corsi DSA”, che, a parte la forma italiana, fanno pensare ad un ipermercato… quando chi lavora sa quanto sia delicato e difficile affrontare un bisogno educativo o un disturbo dell’apprendimento. È una cosa che non si impara in un corso di 8 ore, in quel tempo al massimo si può leggere la normativa.
“Se un pasticciere dovesse preparare una torta sacher e si vedesse consegnare gli ingredienti per una charlotte alle fragole, come reagirebbe? Il PTOF, piano triennale dell’offerta formativa, viene di fatto disatteso. Le scuole hanno cominciato un percorso di valutazione molto serio con il RAV (Rapporto di autovalutazione) e di miglioramento con la stesura del PDM (Piano di Miglioramento): tutto questo lavoro confluisce nel PTOF triennale e si traduce nella richiesta di un organico di potenziamento coerente con gli obiettivi. Per come stanno le cose, questa sequenza, probabilmente, va invertita: prima si assegna l’organico di potenziamento, poi si progetta. La scuola andrà in una direzione diversa? Who cares? Una torta si potrà comunque impastare. La difficoltà che si incontra nelle scuole è molto seria: ferma restando la buona volontà di tutti a costruire percorsi che abbiano ricadute positive per gli studenti, le scuole in questi anni hanno fatto investimenti significativi per crescere”.
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