Da qualche tempo si sta iniziando a parlare di “pandemia secondaria”, concetto che indica la vasta gamma di conseguenze psicologiche, relazionali, emotive, cognitive che risultano compromesse dal prolungarsi della pandemia.
E’ un tema vasto e complesso che deve far riflettere su un problema non adeguatamente analizzato fino a questo momento, quello degli strumenti che si possono e si devono utilizzare per contrastare la pandemia.
Non c’è dubbio che le misure prioritarie devono essere di natura sanitaria.
Ma nella scuola ci vuole anche altro.
E’ quanto si sostiene in un ampio documento della Associazione Proteo Fare Sapere pubblicato in questi giorni.
“Parliamo di pandemia secondaria – sottolinea il presidente di Proteo Dario Missaglia – non per importanza minore rispetto alla pandemia che produce ricoveri in terapia intensiva e decessi quotidiani, ma perché conseguenza meno tangibile, visibile e quantificabile di quella primaria che ogni giorno invade le comunicazioni ufficiali. Una pandemia che sembra sfuggire la cronaca, forse per il significato anche politicamente ‘eversivo’ che essa contiene. A differenza infatti della pandemia primaria, la secondaria non si sconfigge soltanto con il vaccino o i farmaci ma con scelte politiche, sociali ed educative che non vediamo all’ordine del giorno del governo”.
Per parlare di questo abbiamo intervistato Dario Missaglia, presidente nazionale di Proteo e Alessandro Rapezzi, membro della segreteria nazionale della Flc-Cgil.
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