Nel periodo fragile e burrascoso dell’umana esistenza, bisogna fornire ai giovani una guida forte e sicura, che li illumini e li sostenga nell’ardua impresa della formazione culturale e personale.
Il caso dello studente che ha mimato una pistola puntata contro il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni deve destare allarme; è il segno di una situazione di grave disturbo nei meccanismi di crescita, che fa emergere la difficoltà di aprirsi ad un rapporto valido e costruttivo con il mondo esterno.
È evidente una condizione di intollerabile negatività di un modello di comportamento ideologico, che mina alla base la democratica convivenza civile delle nostre strutture sociali.
Sarebbe erroneo un atteggiamento di banalizzazione e minimizzazione, perché si tratta di un gesto con gravi risonanze, che evidenzia una personalità immatura dominata dall’odio, dalla paura di perdere qualcosa e che non può mai essere sottovalutata.
La prima delle verità fondamentali che concernono la nostra esistenza come singoli è l’assoluta necessità d’amore di ogni essere umano, la certezza di appartenere, di sostenere e di interagire con la più vasta collettività.
L’essere umano smarrito nell’odio, è un distruttore di valori, l’essere umano che rispetta tutti e ama tutti è il promotore della pace individuale e sociale.
La necessità di relazionarsi pacificamente con i propri simili è, dunque, un imperativo pedagogico e le leggi morali poste nella profondità della coscienza aiutano l’uomo ad essere buono e ragionevole.
I facili straripamenti nell’odio, in tutte le sue forme e manifestazioni, sono pericolosi e allontanano da una libera e felice comunione.
Osservando la vita moderna e analizzando da un punto di vista educativo il gesto, emergono innumerevoli ragioni per giustificare l’affermazione secondo la quale nelle relazioni sociali l’odio è più naturale dell’amore.
Sotto l’influenza ipnotica dell’invidia, della gelosia e dell’odio, l’uomo diventa incapace di amare i propri simili.
Il problema fatale dell’umanità, sostiene infatti Freud, sta nella possibilità o meno di riuscire a dominare i disordini dell’esistenza determinati dagli istinti umani verso l’aggressione.
Ed è per questo che l’educazione deve fare appello a tutte le energie disponibili, pur di opporre un argine agli odi aggressivi; solo l’amore costituisce la difesa più valida contro l’odio umano.
La tolleranza, l’approvazione, l’apprezzamento, la socievolezza sincera, calda e semplice, rappresentano la più grande gioia della vita, la difesa sicura contro i nostri nemici interiori.
Laddove le leggi, l’ordine, il rispetto, la disciplina passano come l’acqua sull’asfalto della coscienza, si diventa schiavi dei propri capricci e delle proprie intemperanze.
Molti rivendicano a voce alta il diritto di essere liberi, ma il cattivo esercizio di questo diritto lascia libero il campo a forze irrazionali che possono diventare avversari pericolosi delle libertà individuali.
I giovani che adorano il gesto sonoro da giornale e, derisori di ogni sentimento alto e di ogni affetto dolce, si catapultano nel regno della volgarità e della violenza, anche se solo mimata, si allontanano dall’umile virtù della gentilezza spontanea, troncano i vivi germogli della bontà e della tolleranza.
Nel campo educativo e nella politica, la tolleranza è una virtù per mezzo della quale le menti elevate sgominano l’odio, è il requisito indispensabile dell’equilibrio etico e il presupposto dell’equilibrio individuale.
Il raggiungimento di una sincera tolleranza nelle relazioni sociali accresce il nostro rispetto per il pensiero e il punto di vista altrui, senza per questo condividerlo o accettarlo: posso non essere d’accordo con il mio nemico, ma lo rispetto.
Sotto questo aspetto, la famiglia e la scuola costituiscono i baluardi di ogni progresso culturale che la società possa sperare di compiere ed esercitano un’azione formidabile nella formazione delle idee.
Il rispetto e la tolleranza sono pianticelle delicate; trascurate avvizziscono e muoiono e non appena appassiscono un’altra forza prende il loro posto: il fungo velenoso dell’intolleranza.
Pertanto, per rendere l’uomo tollerante e ragionevole basterebbe rispettare i preziosi valori della libertà, che è cosciente ossequio alla legge, e della democrazia.
Fernando Mazzeo
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