I medici di famiglia e i pediatri dicono basta alla certificazione che sono chiamati a produrre ogni volta che un alunno o studente deve fare la didattica digitale integrata perché positivo al Covid, ma con sintomi lievi e quindi compatibili con la fruizione delle lezioni a distanza tramite computer.
La presa di posizione trae origine probabilmente dal fatto che nelle ultime settimane il fenomeno si è allargato a macchia d’olio, con un numero di casi che ha evidentemente messo alle corde l’impegno dei medici di base e dei pediatri.
Così le associazioni Fimmg e Fimp si sono rivolte al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e a quello della Salute, Roberto Speranza, chiedendo loro di rivedere la norma che riporta a loro il rilascio della certificazione dell’idoneità degli alunni delle scuole primarie e secondarie, in isolamento a seguito della positività al Covid, alla partecipazione all’attività scolastica tramite la didattica digitale integrata (Ddi, che a differenza della Didattica a distanza, Dad, si svolge in parte anche in presenza). Una norma confermata dal comma 4 dell’articolo 9 del decreto legge 24 del 24 marzo scorso, di cui ora chiedono una “indispensabile revisione”.
“I medici, non si capisce su che base – si lamentano il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti e il presidente nazionale di Fimp Antonio D’Avino – dovrebbero certificare questa piena compatibilità. Peraltro, o esponendo essi stessi al rischio di un contagio, trattandosi di pazienti positivi al Covid; o certificando senza visitare il paziente, il che è impossibile perché si commetterebbe un falso ideologico”.
Poi puntualizzano: “Se ogni medico è pronto ad esporsi al rischio di contagio per visitare un paziente, è impensabile che questo avvenga per adempiere ad un atto burocratico peraltro inutile“.
“Difficile, per usare un eufemismo – prosegue Scotti – comprendere la ratio sulla base della quale il medico dovrebbe certificare questa compatibilità”.
“Forse – conclude – l’unica è quella di giustificare l’assenza dello studente, anche se in realtà lo studente o la famiglia possono tranquillamente non richiedere la partecipazione alle lezioni integrate”.
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