Attualità

Per FdI i disturbi alimentari e l’hikikomori sarebbero fenomeni di devianza giovanile

Per il gruppo politico guidato da Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, che a detta dei sondaggi correrebbe favorito alle elezioni del 25 settembre, i disturbi alimentari e l’hikikomori sarebbero forme di devianza giovanile, al pari del bullismo, del cyberbullismo, delle baby gang. Lo si legge sulla pagina ufficiale Facebook di FdI. Quello che doveva essere un messaggio di promozione dei valori dello sport e della cultura diventa così, ci sembra, al contrario, il segnale di gravi lacune culturali, laddove le vittime di un disagio sono accusate di comportamento deviante.

Peraltro, il post originale nelle ultime ore è stato sostituito da una nuova versione (quella che riportiamo a seguire) in cui i termini obesità e anoressia hanno lasciato spazio al più generale disturbi alimentari, che non cambia la sostanza della questione, naturalmente.

Innanzitutto andrebbe chiarito che la devianza – i sociologi lo ripetono – è un concetto culturale sfumato e molti dei contributi sociologici non solo riconoscono il carattere di costruzione sociale di ciò che la società reputa deviante, ma interpretano anche i fenomeni di devianza come articolazioni, gradazioni di dinamiche sociali normali, evidenziando la sempre più accentuata continuità tra il comportamento deviante e quello rispettabile. E sul tema potremmo chiamare in ballo il filosofo Zygmunt Bauman con la sua società liquida, per spiegare che la modernità si caratterizza per il fatto che le categorie di analisi dei fenomeni tendono a sfuggirci tra le dita come fa l’acqua. Il punto è che se la società “normalizza” certi comportamenti e li sfuma, nel tentativo di farsi inclusiva, di comprenderli, magari di indagarne gli aspetti problematici, c’è chi pretende di incasellare ed etichettare come deviante qualsiasi comportamento che sfugge dallo standard diffuso. L’esatto contrario dell’inclusione. Insomma, il disagio può produrre dei comportamenti devianti, non c’è dubbio, è ovvio che alla base della criminalità vi è spesso proprio il disagio, ma quest’ultimo non può essere considerato esso stesso deviante in quanto tale. Il disagio di chi non riesce a uscire di casa dopo due anni di pandemia, e si chiude in se stesso (ci riferiamo al fenomeno dell’hikikomori), non è un comportamento deviante, è appunto un disagio psicologico; il disagio di chi non riesce ad accettare il proprio corpo e per questo rifiuta il cibo, non è un comportamento deviante, è anche stavolta un disagio psicologico.

E allora la domanda che nasce spontanea è: cos’ha in mente Giorgia Meloni quando dice che “investire sui giovani significa combattere le droghe e le devianze e crescere generazioni di nuovi italiani sani e determinati“? Perché il disagio si combatte in un modo, la devianza in un altro.

Carla Virzì

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