Il ministro all’Istruzione Stefania Giannini conferma nel corso di una intervista a Famiglia Cristiana che non occorrono riforme; c’è bisogno, piuttosto, “di attuare al meglio quello che esiste e di semplificare, perché in questo Ministero c`è una profonda sedimentazione burocratica, legislativa e regolamentare”.
La legge n. 62/2000, ad esempio, si fonda su un diritto, quello della libertà di scelta educativa già “riconosciuto” dalla Costituzione Italiana: “E’ dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.”che attende sin dal 1948 di essere semplicemente “Garantito”. (art. 30)
Si deduce che a tale riconoscimento e garanzia è connessa strutturalmente la realizzazione delle riforme, anche didattiche, che negli ultimi anni sono state solo faticosamente prese in considerazione dalle Scuole italiane. Il punto è un altro.
Uno Stato di diritto per definirsi tale deve necessariamente “garantire il diritto che riconosce”.
In estrema sintesi è giunto il tempo di svegliare le intelligenze e adoperarsi per scrivere l’epilogo del periodo più buio della Scuola Italiana affinché il cittadino possa ritrovare la fiducia in uno Stato di diritto.
Tre opzioni fondanti:
1. Non fare riforme; piuttosto garantire il diritto già riconosciuto.
2. Scegliere con decisione il modello europeo, cioè la libertà di scelta educativa per le famiglie e gli studenti (art. 30 Cost.; Risoluzione UE 2012).
3. Attuare un modello integrato, dove un bene pubblico, come l`istruzione, può essere gestito da soggetti diversi. (Art. 33 Cost.; Risoluzione UE 1984), a vantaggio dell’economia statale e della qualità del servizio.
Tre passaggi indispensabili:
1. Superare false strumentalizzazioni ideologiche.
2. Passaggio dello Stato da soggetto Gestore a soggetto Garante del pluralismo educativo.
3. Definire l’anello mancante, cioè il costo standard, senza il quale il sistema è bloccato e incomprensibile.
“L’auspicio è che non ci si allontani da questa certezza che si traduca in azioni.
Solo se noi riusciremo ad inquadrare i nostri ordinamenti scolastici in un regime di libertà, la scuola risorgerà a vera grandezza e diventerà, come è giusto che diventi e come noi vogliamo che diventi, il più efficace strumento della ricostruzione nazionale.” (Dal lavoro dei Costituenti 1946)
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