L’ultima speranza di chi osteggia la riforma della Scuola è che il provvedimento al Senato si possa arenare. Se alla Camera, dove l’approvazione è fissata per il pomeriggio del 20 maggio, il governo ha i numeri per fare passare il provvedimento senza rischi e il ricorso alla fiducia. A Palazzo Madama, invece, la maggioranza ha decisamente meno sicurezze: la minoranza dem, che al Senato ha un peso specifico maggiore, ha già fatto sapere che non starà a guardare, con il “dissidente” Corradino Mineo che ha già detto di voler fare “una battaglia per riscrivere la riforma”. Certo, non è dello stesso parare il ‘renziano’ Andrea Marcucci mette le mani avanti: “Chi prevede difficoltà, resterà deluso. Sarebbe da irresponsabili creare problemi ad un testo che assicura investimenti importanti e l’assunzione di 100 mila docenti”.
Intanto, i riflettori si spostano sul Senato. Dove di sicuro, i tempi, considerando che l’approvazione finale del provvedimento è stata fissata a metà giugno, saranno ancora più serrati che a Montecitorio. Ancor di più perché l’ultima settimana di maggio il Parlamento non lavorerà per la pausa elettorale.
Per il momento, alla Camera giungono solo lievi mutamenti. In giornata, il 14 maggio, scrive Tmnews, “il Pd ha fatto il punto sugli emendamenti in alcune riunioni. Una decina quelli della minoranza dem concentrati su tre temi “difficili” del provvedimento: i precari, con la proposta di un piano pluriennale di assunzioni; i poteri del preside considerati ancora eccessivi e da ridurre; il sistema di finanziamenti privati e di perequazione delle risorse tra le scuole. Una battaglia “nel merito” ma destinata a non incidere. Insomma, come ha detto in aula la relatrice del provvedimento Maria Coscia, il testo può essere “migliorato” come avvenuto in commissione ma “senza mettere in discussione l’impianto del ddl”.
A dare ragione a questa tesi sono i deputati di Area riformista, che si dicono “critici sull’impostazione di fondo della riforma della scuola e daremo battaglia nel merito, con i nostri emendamenti. Ma la differenza, positiva, è che questa volta non c’è blindatura del governo”.
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Sempre alla Camera, il ministro Giannini ha ribadito alcuni concetti: “Un governo responsabile deve farsi carico dei problemi, la rapidità si coniuga con un dialogo costante, anche nel passaggio al Senato, con le parti. Il risultato sarà frutto del lavoro di tutti”. I precari? “Noi – ha concluso la Giannini – non siamo paladini dei precari ma poniamo termine al precariato”.
In ogni caso, i lavoratori e i loro rappresentanti tornano a “rumoreggiare”: il 15 maggio i sindacati di categoria del Lazio hanno convocato in piazza del Pantheon alle 16,30 deputati e senatori, con diversi politici, anche del Pd, che saranno con loro. Mentre il M5S ha già detto che sarà a fianco degli stessi sindacati nel corso di un’altra manifestazione davanti a Montecitorio, il 19 maggio, alla vigilia del voto dell’Aula sul ddl.
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