I programmi vanno dalla ricostruzione post terremoto in Abruzzo ed Emilia Romagna fino alla più generale riqualificazione del territorio, passando anche per la riqualificazione degli edifici scolastici.
La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media industria richiamando i dati dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, conferma che se si verificasse un aumento dell’importo dei lavori pubblici di un miliardo di euro, si creerebbero circa 7.800 nuovi posti di lavoro diretti (fino a 15.600 considerando l’indotto), ma nel caso in cui si favorissero particolari tipi di opere, come ad esempio l’edilizia scolastica, l’impatto occupazionale sarebbe ben maggiore.
Quindi la riqualificazione degli edifici scolastici rappresenterebbe un’occasione di sviluppo economico. Si ricorda però che qualche mese fa l’Upi (Unione province italiane) ha lanciato l’allarme edilizia scolastica, presentando i risultati di un monitoraggio sulle scuole, realizzato dall’associazione, in cui ha anche avanzato alcune richieste al Governo.
Tra le principali, la riduzione del taglio alle province di 400 milioni di euro per il 2013; l’esclusione dai vincoli del Patto di stabilità interno relativamente agli interventi per l’edilizia scolastica, per assicurare la manutenzione ordinaria e garantire nell’immediato la ripresa degli investimenti in opere e infrastrutture; la previsione di un Piano triennale straordinario per province e comuni di almeno 1 miliardo di euro l’anno per la messa in sicurezza degli edifici e per gli interventi di ammodernamento della scuola secondaria superiore che superi il concetto dell’emergenza per quello della programmazione che consenta, attraverso procedure snelle, un intervento tempestivo da parte dell’ente locale e una reale programmazione territoriale.
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