Il Ministro della pubblica istruzione ha rivelato in un’intervista al Corriere della Sera la sua visione “liberista”: vede la scuola come un’azienda!
Auspicando un premio per gli insegnanti migliori e punizioni per i meno meritevoli, si lasca sfuggire che ai docenti più meritevoli va dato “un premio di produttività”.
Ebbene, è proprio questo che contesto. Un insegnante non produce bulloni, per cui lo premio per quanti bulloni produce.
Questo non significa che sono contro la valutazione degli insegnanti (o dei dirigenti).
Il problema è come si fa questa valutazione.
Se la si vuol fare come ha previsto il decreto Profumo, legandola ai risultati Invalsi, non ci siamo.
Si premierebbero gli insegnanti e i dirigenti scolastici che stanno nelle scuole d’élite, dove gli alunni avranno risultati migliori.
Le risorse vanno concentrate invece dove ci sono i risultati più scarsi, per farli innalzare.
Se vogliamo attirare gli insegnanti migliori (e i dirigenti migliori) nelle scuole situate in aree a rischio, li dobbiamo pagare di più.
Altrimenti resteranno in queste zone gli insegnanti peggiori, ultimi nelle graduatorie per i trasferimenti, e i dirigenti scolastici che non hanno raccomandazioni per andare via dalle scuole di trincea o che sono folli nel voler rimanerci, perché credono nella loro missione sociale (lo stesso discorso vale anche per alcuni eroici insegnanti).
La Giannini, poi, equipara scuole statali e scuole paritarie, considerandole entrambe un servizio pubblico. Sì, possiamo concordare su questo, ma le paritarie sono scuole private che ricevono aiuti di Stato,quando la Costituzione dice chiaramente che “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole, ma senza oneri per lo Stato” (art. 33).