Ichino a margine del convegno “La semplificazione del diritto del lavoro e il contratto a tutele crescenti”, organizzato dall’ordine dei commercialisti di Milano, ribadisce con piena convinzione che tutti i dipendenti pubblici, e quindi anche gli insegnanti, sono licenziabili da parte del proprio dirigente.
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Infatti il senatore di Scelta Civica, a chi gli chiedeva conto sul tema dei licenziamenti facili inseriti nel Jobs act, affermava: “ se la situazione rimane quella attuale, cioè se il decreto dovesse rimanere come è adesso formulato, è applicabile anche al settore pubblico. Ichino aggiunge che c’è bisogno di una dirigenza pubblica fortemente incentivata ad esercitare le proprie prerogative, e controllata in modo che la eserciti correttamente, in modo non clientelare , non fazioso, non persecutorio nei confronti di singoli, ma questo è un problema di governance interna delle amministrazioni”. Sulla polemica con i ministri Madia e Poletti, che dal canto loro ritengono che il Jobs Act sia solo applicabile alle aziende private, Ichino risponde dicendo : “è un fatto che il governo il 24 dicembre abbia soppresso il comma3 dell’art.1 che escludeva il pubblico impiego, dopo di che ovviamente il governo può anche cambiare idea, ma a me non risulta che a oggi sia stato deciso di reintrodurlo”.
In buona sostanza con queste dichiarazioni di Pietro Ichino, si comprende che il Jobs act è applicabile anche nelle scuole e che si sta dando ai dirigenti scolastici l’arma micidiale del licenziamento. Inoltre Ichino mette il dito sulla piaga quando parla di una dirigenza pubblica che deve essere integerrima e irreprensibile, e non corrotta e corruttibile. In buona sostanza al netto di clientele e cerchi magici, il Ds potrebbe licenziare i prof. Ma una riflessione la si deve onestamente fare, rispetto allo spaccato reale della scuola italiana, e bisognerebbe porci una domanda: “quanta corruttibilità e clientelismo c’è all’interno delle nostre scuole?”. Purtroppo nell’Italia della corruzione, dei comparati e dei cerchi magici, la scuola non è l’isola felice che tutti noi vorremmo che fosse.
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