La supposta prevalenza della religione cattolica sugli altri credi è al centro di nuove polemiche. Ma stavolta non sono gli atei a lamentare un trattamento difforme degli iscritti ad un corso scolastico pubblico. Perché la protesta ufficiale arriva dalle associazioni di ebrei: sotto accusa, in particolare, il regolamento comunale per l’accesso all’asilo di Goito, in provincia di Mantova, riservato ai soli bambini che provengono da famiglie che accettano “l’ispirazione cristiana della vita“.
La ‘sfumatura’ non è sfuggita a Renzo Gattegna, presidente degli ebrei italiani, e Fabio Norsa, presidente della comunità ebraica di Mantova, che assieme hanno realizzato un comunicato molto duro, attraverso il quale “riaffermano il dovere per tutti di rispettare in ogni occasione i principi di laicità dello Stato e i diritti delle minoranze garantiti dalla Costituzione“. Mentre ritengono che la scelta fatta dal Comune di Gioito non vada in questa direzione perché “non garantirebbe i medesimi diritti e le medesime possibilità e parità di accesso a luoghi e servizi pubblici, ai cittadini italiani appartenenti a confessioni religiose diverse dalla cattolica o non credenti, legittimandone in tal modo l’esclusione o la mancata iscrizione“.
I due rappresentanti delle associazioni ebraiche sono convinti, di conseguenza “che la normativa approvata” a Goito “danneggerebbe soprattutto la folta minoranza di famiglie non cattoliche o provenienti da altri Paesi” auspicando quindi che “possa essere riesaminata dal locale Consiglio Comunale, nel rispetto dei diritti fondamentali della Repubblica italiana“. Ora si attende la replica della Giunta mantovana. E la decisione non si prospetta facile: il Comune di Goito dovrà ora spostare sicuramente il “tiro”. Come? Trovando il modo di coniugare la strada intrapresa, di salvaguardia di determinati valori e convinzioni religiose, con quella del rispetto, non solo teorico, delle altre confessioni.
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